ROMA – C’è il festival della canzone “comunista” di Sanremo da una parte, e c’è un Paese che con “Berlusconi rischia di sbattere contro il muro” dall’altra. Poi c’è un Mario Monti che è “alleato tuo, no tuo”, palleggiato come se fosse una bomba con la miccia accesa tra i due principali contendenti. Infine ci sono i sondaggi che (finalmente) se ne vanno per un paio di settimane a riposo producendo quel minimo di suspence sulla rimonta raccontata, quella di Silvio Berlusconi sul centrosinistra e quella numericamente documentata, quella di Beppe Grillo su tutti gli altri.
Passa un’altra giornata di campagna elettorale e se ne va, come le ultime, senza che nessuno tiri fuori i problemi che gli italiani affliggono. Come se fossero “giorni di bonaccia” in attesa dei colpi di scena finale. Allora succede che Berlusconi, all’improvviso, si “ricordi” che la prossima settimana inizia il Festival di Sanremo. Che c’azzecca con la politica? Per Berlusconi, e non solo, evidentemente c’azzecca. Al punto che, in mattinata, durante una video chat con il Messaggero il Cavaliere attacca: “Sanremo andava assolutamente spostato ed è incomprensibile la decisione della Rai, tanto più che ci stiamo giocando il nostro futuro con le prossime elezioni”. Peccato che la decisione “incomprensibile” non sia decisione odierna ma di dicembre e dello spostamento di Sanremo si sia già abbondantemente parlato quando si è decisa la data del voto. Solo che, allora, Berlusconi era sicuro di perdere e assai meno sicuro di candidarsi. E quindi a fiori e canzonette ha pensato meno.
Poi arriva la settimana decisiva e il festival targato Fabio Fazio diventa improvvisamente di sinistra. Non per le canzoni, per gli ospiti: Serena Dandini, Neri Marcorè, Claudio Bisio, Nicola Piovani, forse persino Maurizio Crozza.
Tra una canzone e l’altra, poi, Berlusconi e Bersani giocano a palla avvelenata. Nel ruolo della palla, suo malgrado, c’è l’oggi assente (causa vertice Ue) Mario Monti. Così tra Berlusconi e Bersani arriva l’accusa incrociata di inciucio segreto, come se avere o provare ad avere un accordo politico sia una specie di truffa agli italiani e non una normalissima prassi politica.
Attacca Berlusconi con l’immagine di un matrimonio officiato dalla Merkel. L’immagine, va detto, riesce nell’intento di muovere reazioni di stomaco: “Bersani e Monti flirtavano a distanza e finalmente si sono uniti in matrimonio con la benedizione della signora Merkel” racconta Berlusconi su La7. Bersani non la prende bene, ma la risposta, almeno a livello di immagine, è trita e non è all’altezza. La risposta è l’inciucio: qualcosa che suona come un “non è vero, sei tu che ti stai mettendo d’accordo di nascosto con Monti”. “Io vorrei capire Monti dove si siede nel panorama europeo – spiega Bersani – E’ Berlusconi che fa l’inciucio con Monti nel Ppe?”. E’ tutto sbagliato: sbagliato perché inciucio non è il massimo dell’originalità, sbagliato perché non è Berlusconi a dire tutti i giorni a tutti i giornali che l’accordo dopo le elezioni con le forze moderate va fatto. Queste cose le dice Bersani, lo ha fatto anche oggi in un’intervista al Sole 24 ore. Nello stesso giorno in cui accusava Monti di mettersi d’accordo in segreto con Berlusconi. E poi l’inciucio non è un’idea, non è un’immagine che resta impressa come quelle che, giorno dopo giorno, tira fuori Berlusconi.
Monti, l’alleato segreto, intanto è in altre faccende affaccendato. Se ne sta a Bruxelles a negoziare sul bilancio Ue, dove, va detto, esce per l’Italia un risultato non proprio soddisfacente. Un piccolo sconto tra quanto sborsiamo e quanto incassiamo, e poco altro. In sede di campagna elettorale fa niente: che ci sia un bilancio Ue o meno, e che ci siano più o meno soldi da spendere non sposta un voto. Purtroppo.
Intanto dalla mezzanotte vanno finalmente in pensione i sondaggi. Uno degli ultimi lo dà sul tg La7 Enrico Mentana. Emg conferma le tendenze di un lieve calo del centrosinistra (dato al 35%), e di una lieve risalita del centrodestra (al 28.6). Rimonta c’è, ma a meno di colpi di scena, non c’è abbastanza.
La nota più rilevante è che alla fine anche Emg e Mentana si arrendono: Grillo ha sorpassato Monti, è terza forza anche per loro e vola attorno al 16%. Lo tsunami città per città funziona. E con mezzo Paese ancora da visitare quota 20% non è utopia. Bisogna solo vedere a chi quei voti verranno tolti. Per ora, a pagare dazio, sono soprattutto Bersani e Ingroia. A proposito di “mangia voti” c’è Oscar Giannino, che sale anche lui e che potrebbe compiere la missione che si è pubblicamente assegnato, far perdere Berlusconi in Lombardia. E’ la parabola “relativista” del voto utile. Votare Ingroia è inutile per Bersani e utile per Berlusconi, votare Giannino è inutile per Berlusconi e utile per Bersani. Logica vorrebbe che più che dare a un avversario dell’inutile si cerchino motivi solidi per farsi votare dalla gente. Logica vorrebbe, ma politica non è logica. Mai o quasi mai.
Ultima considerazione: nel frattempo, “quatto quatto” lo spread si riaffaccia per un momento sopra quota 300, inquietante aperitivo di ciò che sarà in caso di maggioranza assente o sgradita ai mercati. Sui siti, però, lo spread “ingrossato” merita appena un trafiletto. Ci sono le elezioni, il Festival di Sanremo…