San Francesco e San Benedetto rischiano di finire nello statuto dell’Umbria. Almeno se l’idea del presidente della Provincia, Marco Vinicio Guasticchi (Pd), verrà approvata dal consiglio comunale.
L’idea, ricorda il Corriere della Sera, è di monsignor Vincenzo Paglia, vescovo di Terni e presidente della Conferenza episcopale umbra. A rilanciarla anche la consigliera regionale dell’Udc Sandra Monacelli.
Ma c’è chi non apprezza. Dice il capogruppo dei democratici in consiglio regionale, Renato Locchi: “Cambiare lo statuto? Il mio partito non ne ha ancora discusso. Comunque, personalmente, ritengo che già lo statuto attuale contenga riferimenti alla religiosità umbra e che vada bene così”.
Il segretario regionale di Rifondazione comunista, Stefano Vinti, ironizza: “Sarebbe discriminante nei confronti degli altri santi umbri. Però se si vuole inserire nello statuto lo spirito di Francesco lo si faccia citando l’acqua, che lui chiamava sorella, e che dovrebbe essere pubblica e non un business da affidare a società per azioni”.
Ma i due promotori non si danno per vinti: “Francesco è un umbro patrono d’Italia, Benedetto è un umbro patrono d’Europa e i loro valori, come la tolleranza religiosa e l’amore per il creato e dunque l’ambiente e la natura, sono di grande attualità, sostiene Guasticchi. Gli fa eco monsignor Paglia: “Senza questi due figli dell’Umbria la laicità non esisterebbe. Benedetto per la cultura e Francesco per la tolleranza e il dialogo, rappresentano valori universali e laici. Guai a tagliare i rami sui quali siamo seduti”.
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