ROMA – Fare satira su Berlusconi è lecito anzi dovuto, mentre farla sui nemici del premier è un intollerabile atto di servilismo? All’indomani della doppia esibizione di Luca e Paolo sul palco di Sanremo, Il Riformista analizza la questione con ben due articoli, di Antonello Piroso e di Andrea Minuz.
I due interventi hanno un tono simile, e cioè raccontare lo stupore di chi vuole fare i conti con il “doppiopesismo” della sinistra italiana: “Noi abbiamo i non-sense di Guzzanti, voi le bassezze corporali del Bagaglino – scrive Minuz -, punti fermi che, bisogna ammetterlo, danno una certa sicurezza e in cui l’inversione di rotta genera sempre spaesamento. Come ieri. Se nella prima serata i due comici ospiti a Sanremo si erano limitati a fare il loro lavoro, cantando la fine della relazione tra Fini e Berlusconi in “Ti sputtanerò” (riadattamento della mielosa canzone portata anni fa a Sanremo dal duo Morandi-Barbara Cola), la gag su Santoro e Saviano ha lasciato perplessi e persino suscitato indignazione (su Saviano «satira orrenda», tuona Adinolfi sull’Europeo)”.
L’analisi di Antonello Piroso parte da Sanremo: “Ma perché – si chiede -se a Sanremo Luca e Paolo irridono gli eterni duellanti, cioè Fini e il Cavaliere, con una parodia intitolata “Ti sputtanerò”, cantata sul palco dell’Ariston (dettaglio non trascurabile, e segno di un mutamento dei nostri costumi che può dispiacere, e a me dispiace, ma c’è ed è stupido negarlo), va bene, ma se poi la sera dopo sfotticchiano Roberto Saviano e Michele Santoro va molto meno bene, anzi: va male, perché è chiaro che sono stati obbligati a una sorta di “par condicio”, declassando subito i due artisti a servi sciocchi, o inutili idioti, che avrebbero subito il diktat senza protestare?”.
Ma la riflessione si sposta anche agli orizzonti politici. L'”interventismo” telefonico è prerogativa berlusconiaia? Nient’affatto, ricorda Piroso: “Ma perché se dico che l’uso e l’abuso delle irruzioni telefoniche nelle trasmissioni a lui sgradite da parte di Berlusconi mi disturbano, mi irritano e infine mi sorprendono pure (visto che le considero controproducenti e un solido contributo al “martirologio” del conduttore di turno) va bene, ma va molto meno bene se ricordo che mi infastidì, e parecchio, anche la telefonata altrettanto irrituale di Rosy Bindi nella sua qualità di ministro della Salute a uno spaesato Fabrizio Frizzi colpevole di ospitare Gianfranco Funari critico verso la sanità pubblica?”.
E poi le intercettazioni, perché, continua Piroso, se a segnalare l’unicum italiano (documenti che escono dalla procura e entrano direttamente nelle pagine dei giornali) è qualcuno di sinistra va messo “tra i virtuali imputati”?. La domanda retorica investe infine l’intero Paese, da considerare sommerso o salvato a seconda di una preferenza politica, che poi si rivela sempre meno netta: “E perché se il popolo va alle urne e, al 51 per cento (percentuale convenzionale per indicare la maggioranza assoluta: per quella parlamentare basta molto meno, grazie all’orrenda legge “porcella”), non si esprime secondo i nostri desiderata, lo dobbiamo considerare irrimediabilmente e antropologicamente perduto, mentre se lo fa è un esempio di virtù e di operosa rettitudine? È dunque solo quel 2 per cento che fa la differenza tra la vittoria e la sconfitta a segnare la nostra salvezza morale o la nostra condanna eterna?”.