L’architetto di Scajola collabora. Sotto inchiesta appalti per 100 milioni di euro

Angelo Balducci, Diego Anemone e Mauro Della Giovampaola

Angelo Zampolini è rimasto  libero perché “canta”: i pubblici ministeri di Perugia hanno rinunciato alla richiesta di arresto,  perché l’architetto che consegnò all’ex ministro Claudio Scajola gli 80 assegni circolari messi a disposizione dal costruttore Diego Anemone per l’acquisto dell’appartamento al Colosseo ha deciso di parlare. Per questo i pubblici ministeri di Perugia rinunciano alla richiesta di custodia cautelare.

Per i pm di Perugia, invece, le porte del carcere, scrive Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera, si devono aprire per il commercialista Stefano Gazzani e il commissario per i Mondiali di Nuoto Claudio Rinaldi, entrambi accusati di corruzione e riciclaggio.

Gli accertamenti si concentrano ora su ventuno contratti stipulati da Anemone fra 2002 e 2009 con il solo Provveditorato alle Opere pubbliche del Lazio, per un valore totale di 100 milioni di euro. Sono appalti che Anemone si aggiudicava, con procedure d’urgenza e gare ad invito. Il Provveditore alle Opere pubbliche del Lazio che firmava i contratti era Angelo Balducci.

Mentre l’indagine sui lavori dei Grandi Eventi entra nella fase cruciale, resta da stabilire se la competenza dell’inchiesta sia dei magistrati umbri o se debba passare a Roma, come aveva già stabilito il gip di Perugia.

La motivazione riguardava la posizione dell’ex procuratore aggiunto della Capitale Achille Toro, il cui coinvolgimento aveva determinato il trasferimento degli atti alla procura di Perugia titolata a indagare sulle toghe in servizio a Roma. Ma per il gip, “tra la posizione di Toro e quella di Zampolini, Rinaldi e Gazzani non c’è connessione diretta e gli accertamenti devono quindi essere svolti lì dove sarebbero stati commessi gli eventuali reati contestati”.

Tali reati consisterebbero nel pagamento di tangenti ed elargizioni da parte di Zampolini, Gazzani e Rinaldi, per conto dell’imprenditore Anemone. Questo ruolo sarebbe stato ammesso da Zampolini, che ha descritto nei dettagli le operazioni immobiliari da lui stesso gestite per Scajola e per il generale dei servizi segreti Francesco Pittorru, destinatario di due appartamenti.

I nomi sono gli stessi che girano nella ristrutturazione del palazzo del Sisde, sede dell’intelligence civile, in piazza Zama a Roma: una ristrutturazione costata 11 milioni di euro.

I lavori furono affidati nel 2002, quando Scajola era al Viminale, da cui dipendeva il Sisde e Pittorru era responsabile del settore logistico. Quelle abitazioni potrebbero essere la contropartita concessa da Anemone a chi lo aveva favorito nell’aggiudicazione.

Due anni dopo entra in scena la casa di Scajola. Nel 2004  avviene il rogito di cui l’allora ministro “non ha percezione”.  Diego Anemone contribuisce all’acquisto fornendo in nero metà del denaro necessario per comprare i 180 metri quadrati del mezzanino vista Colosseo.

Nello stesso anno il valore degli appalti del Gruppo Anemone vola: il costruttore si aggiudica lavori di ristrutturazione per il Senato e per la famosa sede del Sisde. A firmare entrambi i contratti, questa volta non è più per il Provveditorato ai Lavori Pubblici, ma per il Servizio integrato per le Infrastrutture e i trasporti di Lazio, Abruzzo e Sardegna  è Angelo Balducci, che, proprio in quel 2004, ne  è diventato direttore generale.

La data della firma del primo contrattofirmato da Balducci è il 28 luglio: segue di due settimane  il rogito di via Fagutale, la casa di Scajola a due passi dal Colosseo. Valore complessivo dei due contratti: quasi 12 milioni di euro.

Published by
Maria Elena Perrero