Scampia, De Luca denuncia: voti venduti al centrodestra per cinquanta euro

Il candidato del centrosinistra in Campania, Vincenzo de Luca

Venticinque euro prima del voto, poi altri venticinque a cose fatte. Basta indicare il candidato giusto.  Succederebbe a Scampia, ed a parlare del voto di scambio diventato sistema stavolta è il candidato del Partito democratico alle regionali in Campania, Vincenzo De Luca. Naturalmente accusando gli avversari. “Conosciamo anche il metodo adottato dal centrodestra –ha detto il sindaco di Salerno- a Scampia i voti vengono acquistati, 50 euro a preferenza”.

Di fronte alla grave accusa, i vertici del centrodestra campano hanno attaccato l’esponente del centrosinistra. L’avversario di De Luca alla Regione, Stefano Caldoro, non è entrato nel merito, ma fa sapere di considerarlo “un disperato”.

Lo stesso concetto ha espresso Ciriaco De Mita: “La sua rabbia –ha dichiarato-  mi sembra quella di chi è impotente, di chi ha già perso”. Da sinistra è arrivato il commento di Paolo Ferrero, candidato presidente della Federazione della Sinistra, che ha detto di condividere la denuncia, ma ha consigliato a De Luca di guardare anche tra i suoi. E ha provocato i candidati dei partiti maggiori, chiedendosi dove hanno preso i “milioni” di euro spesi in campagna elettorale e chi siano i loro finanziatori.

Per la seconda volta in pochi giorni le elezioni campane sono dunque oggetto di una denuncia. Era stato Roberto Saviano a mettere l’accento sulle possibili irregolarità del voto regionale, arrivando ad una proposta provocatoria. Domandare aiuto all’Osce, all’Unione europea, all’Onu: chiedere l’invio di ispettori, come si fa nelle democrazie a rischio. Perché vigilino sull’ultima fase della campagna elettorale e garantiscano la correttezza e la libertà del voto. E lo scrittore aveva fatto riferimento proprio alla preferenza venduta per un corso di formazione, per delle bollette pagate, o, appunto, per cinquanta euro.

Un fenomeno che in Campania riemerge ad ogni elezione. Sono ormai quasi leggenda le scarpe regalate dal sindaco Lauro agli elettori, anche in questo caso una prima delle votazioni ed una dopo. E nel 1992-93 nel fuoco delle inchieste contro la politica corrotta, l’esponente Dc Alfredo Vito ed altri parlamentari erano stati indagati proprio per il voto di scambio. Una vicenda che aveva spinto anche l’allora arcivescovo di Napoli Michele Giordano ad intervenire, ed a definire il voto di scambio “moralmente repellente”, una pratica che “vanifica ogni forma di governo democratico e rappresentativo”. Parole evidentemente rimaste inascoltate.

*Scuola di giornalismo Luiss

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Sandro