
ROMA – Troppi scioperi, un livello di conflittualità patologico. Così il presidente dell’authority degli scioperi, Roberto Alesse, descrive la situazione italiana: 1299 scioperi nel 2014, in tutto il 2013 sono stati 1279. Alesse critica l’atteggiamento del governo, che con Renzi ha dimostrato minore disponibilità a mediare e concertare con le parti sociali, e il ministro Maurizio Lupi risponde: “Grave invasione di campo”. Alesse è stato intervistato da Antonella Baccaro sul Corriere della Sera:
«Nel 2014 la conflittualità nei servizi pubblici essenziali rimane tendenzialmente alta: siamo lontani dal realizzarsi di condizioni che ne rimuovano le cause». Quanti scioperi? «Al primo dicembre 1.299 effettuati rispetto ai 1.279 di tutto il 2013. In questo scenario che risente della crisi che ha effetti recessivi nel settore pubblico e privato, l’Autorità è chiamata a svolgere un ulteriore ruolo laddove sussistano i presupposti: il raffreddamento delle controversie per evitare lo sciopero». E ci riesce? «Ci proviamo per le tante vertenze aperte che indicano che il Paese è scivolato lungo un crinale di sistematica inefficienza anche per la progressiva riduzione di stanziamenti per i servizi pubblici».
Ma il problema andrebbe risolto a monte. «Urge un radicale cambiamento di mentalità: è necessario per prima cosa sconfiggere il cancro del parossismo normativo. E poi serve una programmazione razionale dei servizi pubblici secondo il principio costituzionale dell’adeguatezza».
Cioè? «Non è più possibile che ogni Comune, anche con pochi abitanti, proceda da solo a gestirli e sostenerne la spesa. Serve una forte riorganizzazione della macchina pubblica». Il governo ha promesso di metterci mano. «Sì, ma ci vuole maggiore buon senso. L’Italia degli ultimi anni fatica a abbandonare la logica schmittiana “amicus-inimicus” di totale contrapposizione in base alla quale c’è gente, non solo del ceto politico, che si sente legittimata a esistere solo se individua un nemico. Triste e pericoloso perché reca con sè la negazione del dialogo come capacità di ascolto e mediazione di interessi contrapposti».
Sta dicendo che bisogna tornare alla concertazione? «Lo dico in modo non retorico, non pensando cioè a riti stantii e non propositivi. Ma il metodo finalizzato a trovare sull’onda dell’emergenza soluzioni ragionevoli e condivise lo dobbiamo rilanciare in fretta. Persino le istituzioni tendono a non dialogare più tra loro per risolvere i problemi, dimostrando così di essere talvolta troppo pavide e talvolta troppo autoreferenziali».
E la risposta del ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi (Ncd):
«Le invasioni di campo sono sempre da condannare. Questa, poi, è ancora più grave». Perché? «A scavalcare il muretto non è un semplice spettatore ma addirittura chi dovrebbe fare l’arbitro». Da ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi (Ncd) ha fatto un corso accelerato sulle regole degli scioperi, sulla loro gestione. E l’«arbitro invasore» che sta criticando è Roberto Alesse, il presidente per l’Autorità di garanzia degli scioperi che ha parlato di «proteste arrivate ormai a livello patologico» e di istituzioni «pavide e auto referenziali», chiedendo al governo di «tornare a mediare».
Perché parla di invasione di campo, ministro? «Perché se davvero vogliamo provare a cambiare questo Paese dobbiamo evitare di ripetere gli errori del nostro passato recente e lontano. La politica deve fare la politica, mentre le autorità indipendenti devono svolgere il loro ruolo di garanzia. Nel caso specifico l’autorità sugli scioperi deve verificare se la proclamazione di uno sciopero, diritto fondamentale che nessuno vuole toccare sia chiaro, non contrasta con i diritti degli altri cittadini».