ROMA – Si pensa ma non si dice: nel Pd cresce il fronte anti-sciopero, ma la posizione ufficiale è quella di un’adesione formale alla linea barricadera della Camusso. Bersani ha dettato una linea per così dire “neutralista”, un brutto termine per spiegare che non è d’accordo ma per ora si adegua. Quindi i militanti del Pd sosterranno la manifestazione, consci però che “cinghie di trasmissione” e collateralismi sono ferri vecchi novecenteschi. Ognuno fa il suo mestiere e un partito non è un sindacato. Tre deputati quarantenni del Pd la pensano in un altro modo: le motivazioni dello sciopero sono sacrosante ma questo non è il momento. Stefano Esposito, Antonio Misiani e Antonio Boccuzzi si schierano idealmente dietro due semplici slogan: “Non ora”, e “Noi non ci saremo”. Chiaro no? Non troppo: la linea attendista di Bersani maschera il timore di rimanere scoperti a sinistra, meglio non farsi nuovi nemici o rafforzare le componenti interne che la Cgil la vedono più come un ostacolo che una risorsa. Per non fare nomi gli ex popolari Marini e Fioroni, oltre a Veltroni, ai rottamatori Renzi e Civati, alla per sempre giovane Serracchiani, ma questo è un altro discorso che riguarda i delicati assetti di potere all’interno del partito.
I tre “frondisti” che non si rassegnano a tacere laddove ravvisano un errore tattico e di opportunità politica fanno parte dell’area maggioritaria e vincente nel Pd. Detto che non chiederanno, per ora, le firme di Veltroni e gli ex dc, sottoporranno il documento anti-sciopero a Cofferati, a Chiamparino, e a quello che molti indicano come il leader naturale del prossimo futuro, il presidente della provincia di Roma Luca Zingaretti. Il responsabile economico del Pd, Stefano Passina non nasconde i dubbi: “In questa fase lo sciopero rischia di essere uno strumento inutile”. Uno dei tre “coraggiosi”, Esposito si incarica di tradurre: “Nel partito il sentimento sembra: lo sciopero è sbagliato ma non si può dire”. Parola di un iscritto alla Cgil. Ma perché, nonostante le ragioni di fondo siano condivisibili, lo sciopero sarebbe adesso inutile? Primo perché bisognerebbe attendere la discussione in aula per vedere cosa esce fuori per poi dare battaglia ed eventualmente tenersi lo sciopero come arma finale, che avrebbe ben altra forza, forse addirittura sufficiente a cacciare l’odiato esecutivo. Secondo perché rompe il fronte sindacale la cui unità era stata faticosamente e “magistralmente” sussurra qualcuno, raggiunta a giugno. Terzo, perché visto il momento nerissimo dell’economia italiana forse sarebbe il caso di procrastinare. Quarto, ma questo è una motivazione ad uso interno, se i quarantenni devono aspettare il beneplacito dei vecchi per condurre una battaglia in cui credono, è meglio si scordino un domani di sostituirli.