Francesco Rutelli fa da apripista e dietro di lui più di qualcuno scalpita per abbandonare il Partito Democratico. La vittoria di Pierluigi Bersani, come prevedibile, non fa felice l’area più moderata del partito anche se, a caldo, le dichiarazioni sono caratterizzate da grande cautela. Di circostanza.
La più schietta e scalpitante è la “Teodem” Paola Binetti, ansiosa di imboccare l’uscita prima che qualcuno nel Pd ce l’accompagni senza tanti complimenti. Per la deputata il progetto di Rutelli «è una cosa seria. Se il Pd continuerà a marciare verso sinistra io ci sarò. Sì». E c’è da giurare che nelle sezioni, salterà più di qualche tappo di spumante.
L’obiettivo di Rutelli è di portare da Casini almeno 25 parlamentari. Ma, Binetti a parte, in questa fase rimangono tutti abbottonati, in attesa di vedere che strada prenderà Bersani. Anche perchè, alcuni “rutelliani” di ferro nel partito ci stanno ben inseriti e non faranno facilmente le valigie. È il caso di Paolo Gentiloni che in questi mesi si è avvicinato a Franceschini, e di Ermete Realacci molto attivo nel partito. Anche Roberto Giachetti prende distanze dai compagni di strada dell’ex sindaco di Roma: «Non andrei mai da Casini e lui non verrebbe a cercarmi».
Cauto anche Luigi Bobba, che dichiara di non poter prendere subito una decisione perchè non conosce il progetto di Rutelli. Un disagio, però, è evidente: «Il Pd si sta restringendo alla matrice socialista. Se il segretario invertirà la tendenza starò nel partito, altrimenti credo che tanti avranno dei problemi». Stessa linea per Gianni Verretti secondo cui «il Pd sta diventando qualcosa di molto diverso da ciò che avevamo concepito ».
Forse non saranno in 25 a seguire Rutelli. Una cosa, però, è certa: la spinta centrifuga è già iniziata e per Bersani tenere unito un partito che non lo è mai stato si annuncia da subito come una sfida improba.