Parto da lontano ma faccio presto. Per dire che la fine del campo largo è una bufala. Un vero, solido fronte progressista non c’è mai stato. E se c’è stato è rimasto nei sogni delle anime belle. Al dunque, allora. Non sorprende affatto il siparietto di queste ultime ore messo in scena dal tandem Schlein -Conte. Strillano le cicale : “È andata in frantumi l’alleanza a Pd-M5S”. Ma quale alleanza? Quale rottura? Solo minacce e scambi di accuse. La musica è vecchia. Conte azzera gli accordi dopo il caso Bari? Ma quali accordi! I 5 Stelle hanno da sempre frenato sulle intese. E’ così da 20 anni almeno. Sono cambiate le formule ma il risultato è sempre lo stesso, fin dai tempi dell’Ulivo di Prodi.
Nel 1998 il governo Prodi Uno – primo di sinistra della storia – è caduto dopo soli 2 anni e la spallata l’ha rifilata Rifondazione Comunista. Via Prodi è arrivato D’Alema: anche il “Baffino” ha avuto solo un anno di vita, il suo governo è caduto sotto i colpi di una faida interna. Non è andata meglio con il D’Alema Due: 4 mesi e 4 giorni. Poi è tornato in sella Prodi, ma anche lui ha avuto una vita breve: nel 2008 è andato al tappeto colpito al mento dall’alleato Mastella. Si è poi rivisto Enrico Letta: ma anche lui è durato poco, nemmeno un anno, silurato addirittura dal suo segretario Matteo Renzi che, sveltamente, ne ha preso il posto. Ma chi la fa l’aspetti. E meno di 3 anni dopo “Matteonzo” (copyright Dagospia) è stato trafitto dall’ala sinistra del suo partito. E si potrebbe continuare per raccontare i guai che la sinistra va cercando.
Solo tentativi e manovre furbette. La rottura totale Schlein-Conte – lo strappo di Conte sulle primarie a Bari e le allusioni sulla dubbia moralità – hanno irritato Elly che ha reagito da par suo dicendo di non accettare lezioni di moralità e che i 5 Stelle hanno solo rifilato sberle alle persone per bene. Immediata la reazione dell’ex premier che ha trovato un facile terreno per dire: “La legalità non è una merce di scambio”.
Nella querelle ha detto la sua il senatore Walter Verini, capo gruppo Pd in commissione Antimafia: “Si può ancora ricomporre il campo progressista barese? Beh, davanti a quel che è accaduto non si può far finta di niente, cioè che non si tratti di fatti gravi e conclamati dalle inchieste. Penso che le forza politiche che in questi 20 anni hanno cambiato in meglio il volto di Bari e della Puglia dal punto di vista della legalità e non solo, abbiano il dovere di cogliere l’occasione per salvare il meglio delle esperienze di questi anni, per fare un salto di qualità forte e innovativo”. Poi la bacchettata a Conte: “Sarebbe grave se qualcuno pensasse di lucrare qualcosa rispetto a questa situazione, come sembra voler fare Conte, invece di affrontarla insieme. Dividendoci c’è il rischio che a Bari si faccia un regalo alla destra”.
L’onda lunga barese si è abbattuta sui due partiti. È l’ora più buia del campo largo. Il caos che ne è uscito alla vigilia delle primarie ha costretto la segretaria dem a volare in Puglia, salire sul palco del candidato alle primarie Vito Leccese (senza Decaro ed Emiliano) e randellare l’alleato perché “favorisce la destra”. Piccato il leader 5 Stelle ha fatto saltare tutto scegliendo la corsa solitaria. Ne vedremo delle belle.