ROMA – Che fine ha fatto la famosa scrivania di Palmiro Togliatti? Assicura l’ex Guardasigilli Oliviero Diliberto che si trova al Ministero di Giustizia, ma non nell’ufficio del Ministro. Il segretario dei Comunisti Italiani (Pdci) ha rivelato di averla nascosta, proprio così, per non esporla alle ritorsioni eventuali di ministri ferocemente anti-comunisti. Così, ha rivelato al Corriere della Sera, con la complicità di funzionari amici, la fece trasferire in un ufficio qualsiasi: ora un ignaro impiegato scrive, legge e allinea le sue carte insieme alle fotografie di famiglia, su un reperto storico, una reliquia della nascita dello stato repubblicano.
Il mistero è venuto fuori quando il nuovo ministro incaricato, Paola Severino, si è accorto della mancanza della scrivania. “Guardo quella che ho davanti e non mi sembra la stessa che ricordavo quando, ai tempi di Vassalli ministro, entrai per la prima volta qui”, ricorda la Severino. Le risponde, a mezzo stampa il compagno Diliberto: “”Andrò a prendere un caffè con la collega Severino e insieme troveremo la scrivania di Togliatti. Di lei mi fido, so che la tratterà benissimo”. Di chi non si fidava allora Diliberto? Nel 2001, all’epoca della fine governo D’Alema, Diliberto ministro, il probabile successore di sponda berlusconiana, Marcello Pera, minacciò di liberarsi dell’ingombrante testimonianza storica. “Al ministero avevo e ho vari amici – confessa Diliberto -. Con loro la feci nascondere. Ma non in una cantina. Pensai la si dovesse usare: è vicina allo studio del ministro, ma il funzionario che la usa non lo sa”.
Ricordiamo che il più importante leader della storia del Partito Comunista fu vicepresidente del Consiglio subito dopo l’armistizio e tra il ’45 e il ’46 fu il ministro della Giustizia dello Stato appena uscito dal Fascismo. Da quella cattedra fu il principale artefice dell’amnistia che consentì un passaggio meno traumatico alla democrazia.