Scuola, Matteo Renzi: “Scriverò una lettera ai prof per spiegare la riforma”

Scuola, Matteo Renzi: “Scriverò una lettera ai prof per spiegare la riforma”

ROMA – Una lettera ai prof per spiegare la riforma della scuola: Matteo Renzi intende spiegare così ai docenti cosa intende cambiare.

Non è mai stato idillio tra Renzi e i sindacati della scuola e le frizioni non sembrano scemare. Stavolta il pomo della discordia è il ddl Buona scuola. “Farebbe ridere, se non fosse un giorno triste, scioperare contro un governo che sta assumendo centomila insegnanti”, ha commentato il presidente del Consiglio, riferendosi allo sciopero del 5 maggio proclamato, contro i contenuti del provvedimento ora all’esame del Parlamento, da cinque sindacati di categoria – Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Gilda e Snals – che per questa battaglia, dopo anni di andamento sparso, hanno ritrovato l’unità.

E incontrando i parlamentari Pd (che mobiliterà i circoli per un “giorno di informazione”), Renzi ha annunciato che scriverà una lettera a tutti i docenti per illustrare la riforma. Un attacco, quello del premier, che ha avuto un’immediata replica. Con quella battuta, il presidente del Consiglio “conferma soltanto – ha risposto senza mezzi termini il segretario generale della Cisl scuola, Francesco Scrima – la sua superficialità, la sua presunzione e la sua scarsa conoscenza di una realtà, quella della scuola, su cui ha molto da imparare e ben poco da insegnare”.

Quanto alla “campagna di comunicazione” annunciata da Renzi per far conoscere la Buona scuola, Scrima ha osservato ironicamente che “si può ben comprendere come gli serva ‘un’intensa campagna di comunicazione’ per far capire cosa prevede il suo progetto, tante sono state, in questi mesi le versioni che ne ha proposto: ogni volta diverse, spesso stravaganti, sempre ugualmente lontane da ciò che servirebbe davvero alla scuola per cambiare in meglio”.

Duro anche Massimo Di Menna (Uil): “lo sciopero è sacrificio e non va irriso”. Un battibecco a distanza che arriva nel giorno in cui sul tavolo della commissione Cultura alla Camera sono state rovesciate palate di emendamenti al ddl scuola. Ben oltre il migliaio complessivo. Oltre 200 ne ha presentati Forza Italia, più di 200 Sel, 650 il Movimento Cinque Stelle. E anche “in casa” – dal Pd – sono state suggerite parecchie “correzioni”: dal lungo incontro con il premier a via del Nazareno è emersa, tra l’altro, la possibilità di rimodulare i nuovi poteri dei presidi, con un affiancamento e un ruolo più forte del Consiglio d’Istituto.

Confermato il timing: prima lettura alla Camera entro il 10 maggio, poi esame al Senato e terza lettura a Montecitorio in tempi brevi. Ma il passaggio emendamenti non sarà facile: si chiede l’ampliamento della platea di precari da assumere, la revisione delle detrazioni per le paritarie, la riduzione del potere dei dirigenti scolastici ma anche interventi sulla formazione dei docenti, il potenziamento dello studio del latino, l’abrogazione dell’articolo relativo alle materie delegate al Governo

. Per il provvedimento fortemente voluto dal premier potrebbe cominciare un percorso di guerra, considerando anche i tempi stretti per portare in cattedra dal prossimo settembre i 100.000 nuovi assunti. E non è dunque un caso che, a ridosso del dibattito in commissione su testo ed emendamenti, Renzi abbia incontrato i parlamentari del suo partito (alcuni dei quali apertamente critici sul ddl). Se dovesse prevalere l’ostruzionismo e le cose dovessero mettersi male, il Governo potrebbe porre la fiducia in aula sul disegno di legge, ma è un jolly che probabilmente lo stesso Premier preferirebbe non giocare.

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Elisa D'Alto