
ROMA – I nuovi insegnanti saranno obbligati a conoscere l’inglese e l’informatica. Entro settembre 2015, la data fatidica entro la quale il premier Matteo Renzi ha promesso l’assunzione a tempo indeterminato per i 149mila precari della scuola. Questa una delle decisioni cruciali da prendere da qui al 28 febbraio, secondo la scadenza fissata dal premier che a febbraio intende portare la riforma della Scuola in Parlamento. Una riforma, ha detto, scritta dagli italiani e non dai politici.
Il piano di assunzione dei 149 mila precari è, senza dubbio, il tema centrale della riforma: l’assorbimento delle graduatorie ad esaurimento nel cosiddetto “organico funzionale”, l’eliminazione delle supplenze e la valutazione dei professori sono prioritari. Proprio sull’assunzione dei docenti precari, nei prossimi giorni potrebbe essere apportati correttivi al capitolo che li interessa: i futuri assunti, come precisa la legge, dovranno sostenere un anno di prova prima di poter essere confermati in ruolo. A loro spetterà il compito di frequentare dei corsi di aggiornamento che riguarderanno, in primo luogo, l’Inglese e l’Informatica, nel caso in cui dovessero venir fuori carenze di preparazione nelle due discipline.
L’intenzione di Renzi è quella di non disperdere il lavoro fatto, di raccogliere i frutti della campagna di ascolto e di procedere nello stesso tempo a mettere nero su bianco. Le prossime settimane serviranno dunque a stringere il cerchio sulle decisioni da prendere. Verso la fine del mese si rifarà il punto della situazione, il 22 febbraio, ad un anno dal giuramento del Governo, è in calendario un altro grande appuntamento del Pd sulla scuola e più o meno in quel periodo finirà la gestazione della “riforma”.
Ed è proprio sui docenti precari, inseriti nella Gae, che si concentra l’attenzione nel primo confronto del governo dopo lo stop natalizio. Quei 149mila precari potrebbero forse essere qualcuno in meno alla conta finale.
Il sottosegretario Davide Faraone, presente all’incontro a Palazzo Chigi col ministro Giannini, sul suo blog ha già indicato qualche paletto assicurando che sulla valutazione degli insegnanti non ci sarà nessun passo indietro:
“Oggi ‘todos caballeros’ e scatti per tutti per anzianità, senza alcuna valutazione dell’attività svolta. Ora basta. Certo si dovrà tenere conto anche dell’anzianità tra gli elementi di valutazione, ma non può, né deve essere, l’unico parametro”.
Per il resto l’impianto della riforma resterà sostanzialmente lo stesso.
“Uno degli elementi qualificanti – ha specificato Faraone – riguarderà certamente la valutazione, che sarà formulata solo sul merito mentre gli scatti d’anzianità riguarderanno una parte minima del giudizio. Il mestiere dell’insegnante e il comparto dell’istruzione richiedono anche investimenti economici – prosegue – 4 miliardi di euro saranno destinati all’edilizia scolastica, altrettanti al piano d’assunzioni e al funzionamento della riforma, pensiamo già di incrementare, da quest’anno, il Mof (i progetti per il miglioramento dell’offerta formativa)”.
Resta in piedi la cancellazione dei supplenti e l’assunzione a tempo indeterminato ma, è la conditio sine qua non, “con docenti non di serie B ma che si occuperanno di far funzionare la scuola”. Poi ci sarebbe un’altra parte del piano, che riguarda il miglioramento della didattica.
“Stiamo ragionando se accompagnarla – conclude Faraone – al decreto o elaborare successivamente una legge delega, riconducibile agli altri capitoli come l’insegnamento della musica, dell’inglese, l’alternanza scuola-lavoro, e un 13esimo capitolo, che potrebbe aggiungersi, riguardante gli studenti stranieri residenti però in Italia”.
