ROMA – Con in tasca il cuore della riforma istituzionale, il governo ha posto la fiducia sul decreto carceri, previsto all’ordine del giorno di sabato del Senato. E i capigruppo hanno annullato la seduta di domenica: le votazioni sul ddl per le riforme costituzionali riprenderanno lunedì. Il nuovo calendario deciso a maggioranza dalla conferenza dei capigruppo è stato poi approvato dall’Aula. Durante la votazione, dai banchi di M5S è stato urlato: “Vergogna, vergogna!”. Mentre il leader Beppe Grillo torna a chiedere elezioni subito, anche col “consultellum”, ovvero quel che resta della legge elettorale dopo la stroncatura da parte della Corte Costituzionale.
“Non potete modificare il calendario. manteniamo quello vigente, ogni giorno dalle 9.30 alle 24. Andatevene in vacanza, noi restiamo qui”, ha contestato il senatore M5s, Vito Petrocelli. Stesso atteggiamento da parte di Sel con Loredana De Petris. “Anzi, visto che a questo punto avremmo anche del tempo in più, inseriamo anche l’esame in Aula del decreto anticorruzione”, ha insistito l’esponente di Sel.
Con l’approvazione dell’art.2 del ddl riforme, il Senato dei 100 è ormai in cassaforte e l’elezione diretta dei senatori definitivamente archiviata. Il disegno del governo di Matteo Renzi per il futuro di Palazzo Madama comincia a delinearsi nelle sue linee principali, a partire dall’elezione di secondo grado dei membri del Senato e dalla trasformazione di quest’ultimo in una Camera rappresentativa delle Regioni.
L’art. 2 prevede un Senato di cento senatori: 95 rappresentativi delle istituzioni territoriali e cinque che potranno essere nominati dal Presidente della Repubblica. E’ questo il cuore della riforma voluta da Renzi e dal ministro Boschi: l’elettività di secondo grado dei senatori. Saranno infatti i Consigli regionali e i Consigli delle Province autonome di Trento e Bolzano a scegliere i senatori, con metodo proporzionale, fra i propri componenti. Inoltre le regioni eleggeranno ciascuna un altro senatore scegliendolo tra i sindaci dei rispettivi territori, per un totale, quindi, di 21 primi cittadini che arriveranno a Palazzo Madama.
La ripartizione dei seggi tra le varie Regioni avverrà “in proporzione alla loro popolazione” ma nessuna Regione potrà avere meno di due senatori. La durata del mandato dei nuovi membri del Senato coinciderà con quella prevista negli organi (Regioni o Comuni) in cui sono stati eletti. Il sistema che verrà adottato per la scelta di consiglieri regionali e sindaci da “inviare” a Palazzo Madama sarà regolato da una legge elettorale ad hoc, con un punto fermo: i seggi saranno attribuiti in proporzione rispetto ai voti espressi a livello locale e alla composizione degli stessi Consigli regionali.
Intanto Beppe Grillo rilancia sull’Italicum :
“O si riforma seriamente la legge elettorale o si va subito a votare. E se gli italiani sosterranno ancora loro, diremo che loro hanno ragione e che io ho sbagliato per tutta la vita”
“Se la maggioranza degli italiani vuole Renzi, Napolitano e la triplice europea non posso fare niente, solo una rivoluzione culturale: proponiamo il Parlamento in piazza contro la farsa di Palazzo”, ha detto Grillo.
“Non si tratta di eliminare il Senato, ma di risolvere il problema di un Parlamento di nominati, che poi nomina il Csm. E’ un paese più antidemocratico dell’età fascista. Noi studiamo, loro votano, modificano i regolamenti. E Grasso sostiene questa infamia democratica”.
Poi tuona: “Da parte di Renzi non c’è nessuna apertura”. E torna ad attaccare l’accordo Renzi-Cavaliere:
“Uno salva l’altro: Berlusconi pensa alle sue imprese e in cambio voterà le riforme. Basta. E basta col Parlamento di nominati che ancora pretendono l’immunità. Sono personaggi televisivi”, conclude.