ROMA – Un Senato di sindaci e governatori più 21 senatori nominati dal presidente della Repubblica per sette anni: in tutto 148 persone. Superamento del bicameralismo perfetto: il governo raccoglierà il voto di fiducia soltanto alla Camera, non più al Senato, che non voterà neanche il bilancio dello Stato. Si chiamerà Senato delle Autonomie e si occuperà di materie costituzionali o strettamente locali che non si sovrappongono ai lavori della Camera. Questo, in estrema sintesi, è quanto contenuto nella bozza di riforma che il premier Matteo Renzi ha portato con sé in Consiglio dei ministri.
Da chi sarà composto? Dai presidenti delle Regioni, dai sindaci dei capoluoghi di Regione, due consiglieri regionali e due sindaci per ogni regione eletti. In Aula siederanno anche 21 senatori su nomina del presidente della Repubblica per sette anni. I senatori a vita esistenti restano in carica. Il Sole24Ore riporta il testo della bozza:
“Il Senato delle Autonomie è composto dai Presidenti delle Giunte regionali, dai Presidenti delle Province autonome di Trento e Bolzano, dai sindaci dei Comuni capoluoghi di Regione e di Provincia autonoma, nonché, per ciascuna Regione, da due membri eletti, con voto limitato, al Consiglio regionale tra i propri componenti e da due sindaci eletti, con voto limitato, da un collegio elettorale costituito dai sindaci della Regione”.
Di cosa si occuperà? Il nuovo Senato avrà pari poteri alla Camera per le leggi costituzionali e di revisione costituzionale. E anche sull’elezione del Capo dello Stato, dei membri del Csm e della Consulta. Quindi rimangono le funzioni di garanzia. Non sono allargate, come invece auspicato dai senatori Pd, a materie come leggi elettorali e diritti civili
Il nuovo iter legislativo: la Camera approva una legge, il Senato può pronunciarsi entro 30 giorni proponendo delle modifiche. La Camera a quel punto ha 20 giorni per pronunciarsi in via definitiva, accogliendo le modifiche del Senato o confermando il testo iniziale. La Camera deve legiferare a maggioranza assoluta su interessi propri del Senato quali quelli concernenti comuni e regioni.
Risparmi: niente più indennità e vitalizi ai senatori, essendo i membri del Senato già rappresentanti degli Enti Locali, dotati di stipendio.
Regioni-Stato: fine del dualismo, i poteri delle Regioni non saranno del tutto svuotati ma solo limitati nella loro funzione legislativa. Le materie avocate dello Stato sono quelle concorrenti come previdenza, produzione e distribuzione dell’energia , ambiente, tutela del paesaggio, scelte sul turismo coordinamento della finanza pubblica e sistema tributario. Lo stato deciderà di volta in volta se delegare anche queste materie alle Regioni.