ROMA – Senato: uffici d’oro, 5200 euro al mese, più dell’acquisto eventuale. Il periscopio di Sergio Rizzo consente un’altra utile ricognizione sugli sprechi della “Casta“. Si dice che il tema sia un po’ usurato, che un certo moralismo rischia di far più danni, che intanto gli sprechi diminuiscono. Nell’articolo di lunedì 15 luglio sul Corriere della Sera, “Uffici d’oro e licenziati”, Rizzo torna a guidarci a Palazzo, più correttamente gli edifici adiacenti il Palazzo, quelli in affitto, quelli che a voler comprare l’intero edificio si finiva per risparmiare.
La somma spesa finora è semplicemente incalcolabile. Ma siamo certi che la stima di 85 milioni sia per difetto: quello è l’ordine di grandezza dell’esborso sostenuto dal 1997 a oggi per gli uffici di circa un quarto dei senatori. Un milioncino a testa diviso sedici anni fa circa 62 mila euro, ossia 5.200 al mese. […] La consolazione è che almeno non dovranno più pagare l’affitto dell’ex hotel Bologna, a due passi dal Pantheon: stabile di proprietà dell’immobiliarista Sergio Scarpellini che ha ospitato per tutto questo tempo gli studi di 86 senatori. Previo, ovviamente, pagamento di lauta pigione. Così lauta da superare nell’importo cumulato a fine contratto, perfino la somma che secondo le stime di un collegio arbitrale (contestate dall’interessato) sarebbe stata sufficiente nel 2001 ad acquistare il palazzo.
E dove li hanno dirottati i poveri senatori allora? Stessa location, i paraggi del Pantheon. Due gli immobili destinati agli 86 uffici: uno della società Istituto Santa Maria in Quirico (tra piazza Capranica e l’attigua via degli Orfani), un altro di proprietà del Senato che lo acquistò per la modica cifra di 26 milioni di euro dieci anni fa, indovinate da chi? Da un senatore in carica. L’altro, in affitto, grazie alla gestione oculata del Provveditorato alle Opere Pubbliche del Lazio, è costato 26 milioni di affitti e 4 di ristrutturazioni a 9 mila euro per metro quadro (e del resto il Provveditorato è stato anche il regno di Angelo Balducci, responsabile, se non altro, di aver riportato in auge il termine cricca). Un lavorone, visto che le ristrutturazioni sono durate 9 anni, meta dell’esercizio contrattuale (9+9) con naturalmente le pigioni già pagate senza che anima viva abbia messo piede negli uffici, o meglio nel cantiere. La morale della storia è nota, e triste: di fronte all’impunità generalizzata rispetto a sprechi conclamati non paga nessuno. Tranne quei poveretti che non hanno la fortuna di essere assunti dal Senato:
Fa arrabbiare apprendere che per ora, oltre ai contribuenti, gli unici ad aver pagato per questa operazione da 56 milioni di euro sono sedici lavoratori, dipendenti di una grossa ditta genovese (la Ph facility) che aveva l’incarico di gestire i servizi all’ex hotel Bologna. Guadagnavano 1.300 euro al mese, una somma infinitamente inferiore alle retribuzioni medie di chi svolge le medesime mansioni ma è dipendente del Senato.