ROMA – Per Sergio Cofferati, tra il 25 ottobre 2014 e il 23 marzo 2002,
“non c’è alcun paragone possibile. Sono due cose diverse. Nel 2002 tantissime persone scesero in piazza per difendere i loro diritti dal tentativo di cancellarli da parte di un governo ostile alla gran parte di loro, visto che in stragrande maggioranza non avevano votato Berlusconi. Difendevano un diritto da un governo avverso. Oggi sarà l’esatto opposto. La ragione della mobilitazione è la stessa ma è fatta in larghissima prevalenza da cittadini che hanno votato per il centrosinistra. Manifestano contro un governo per il quale hanno votato”.
Roberto Mania, che ha intervistato Sergio Cofferati per Repubblica, chiese se non abbia ragione chi dice che si tratta di una manifestazione politica. Cofferati risponde:
“È una cosa nuova. Non mi era mai capitato di promuovere o partecipare a una manifestazione oggettivamente rivolta contro il mio partito. Con un linguaggio antico si chiamerebbero “contraddizioni in seno al popolo””.
Sergio Cofferati esclude la possibilità di un altro partito della sinistra:
“Sono contraddizioni che vanno vissute. Il sindacato ha messo in campo una sua iniziativa autonoma ma la contraddizione la vive chi partecipa alla manifestazione essendo perlopiù elettore del centrosinistra”.
Sergio Cofferati nel 2002 era il segretario generale della Cgil che portò in piazza fra uno e tre milioni di persone a difesa dell’articolo 18. Il 25 ottobre 2014 sarà di nuovo in piazza sfilare con i suoi della Cgil, mentre non andrà alla Leopolda di Matteo Renzi a Firenze:
“Non credo sia quello il modello per discutere. Tra l’altro non si capisce chi lo promuove: una parte del partito? una parte del governo? entrambi? Se ci sono questioni da approfondire il partito deve farlo nel suo insieme”
Cofferati sostiene di non avere nostalgie:
“Non le ho per carattere. Certo fu un giorno molto bello. Perché è bello quando tantissime persone partecipano a una stessa iniziativa. Ricordo quel 23 marzo 2002 di aver attraversato di prima mattina una Roma deserta. Arrivai al punto del concentramento e la prima persona che incontrai fu un prete che scese i gradini della chiesa, mi venne incontro, mi diede la mano e mi fece gli auguri. Iniziò così quella giornata”.
Osserva Roberto Mania che in questo modo Sergio Cofferati implicitamente sta sostenendo che il governo Renzi non è di centrosinistra:
“Penso che sia un governo di centrosinistra che produce politiche non condivisibili per una parte dei suoi elettori. Nei cambiamenti in corso mi pare che ci sia una novità non di poco conto. Mentre la rappresentanza politica si rarefà perché i partiti diventano più leggeri, liquidi addirittura, secondo alcuni, il ricorso alla piazza su grandi temi diventa quasi uno sbocco obbligato da parte di elettori che non hanno più luoghi e strumenti attraverso i quali esprimere le proprie opinioni. La piazza diventa il luogo principale nel quale far vivere le proprie idee”.
Osserva Roberto Mania che così c’è il rischio che la protesta non produca effetti e si riduca a valvola di sfogo. Replica Cofferati:
“Non sarebbe niente di male o di preoccupante. Una manifestazione può anche determinare cambiamenti. In ogni caso il rischio è che uno schema di questo tipo incida nel rapporto tra i cittadini e la politica. L’indebolimento dei corpi intermedi, come i sindacati, riduce il tessuto connettivo della democrazia, prevalgono le corporazioni e cresce il conflitto. Senza più luoghi e soggetti della mediazione aumenta il conflitto. Più forti sono i sindacati, più il conflitto si riduce. Più un partito è radicato, più si gestisce il rapporto con gli elettori”.