Severino: “Carcere luogo di tortura, uno strazio vedervi i bimbi”

FIRENZE – Il carcere oggi ''e' una tortura piu' di quanto non sia la detenzione che deve portare invece alla rieducazione''. Usa un tono accorato ma fermo il ministro della Giustizia, Paola Severino, per descrivere le sensazioni che le ha suscitato la sua visita all'istituto di pena di Sollicciano, a Firenze. La visita si e' appena conclusa e il ministro ha accettato di incontrare i giornalisti.

''Il carcere – osserva – e', si', un luogo di espiazione ma che non deve perdere di vista i diritti dell'uomo. L'uomo in carcere e' un uomo sofferente, che deve essere rispettato''.

Giornata fiorentina per il guardasigilli, prima tappa per l'inaugurazione del nuovo palazzo di Giustizia, a Novoli, dove sono stati riunificati tutti gli uffici giudiziari, finora sparpagliati nel centro storico della citta'.

Con il ministro, presenti alla cerimonia il sindaco Matteo Renzi, il presidente della Corte d'Appello Fabio Massimo Drago, il procuratore generale della Repubblica, Beniamino Deidda, il presidente dell'ordine degli avvocati, Sergio Paparo, e il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi.

Da molti anni, la citta' attendeva questo avvenimento. ''Oggi – ha per questo sottolineato il ministro nel suo intervento inaugurale – si compie un cammino cominciato nel 1995, costellato di ostacoli, che ci ha portato a inaugurare una vera cittadella della giustizia, la seconda in Italia''.

Conclusa la cerimonia, tappa al carcere di Sollicciano dove il ministro ha incontrato i detenuti, li ha ascoltati, ha preso nota delle loro osservazioni.

''Oggi di discorsi importanti ne abbiamo fatti tanti – ha raccontato ai giornalisti -, discorsi di speranza e discorsi di disperazione. Abbiamo ricordato quelli che tra loro non ci sono piu' e che dunque hanno rappresentato il fallimento vero e definitivo dell'esperienza carceraria. Abbiamo parlato di quelli che ci sono e che continuano a combattere per avere una vita migliore nel carcere''.

''Quello che si deve fare in una proiezione futura – ha spiegato il ministro – e' mettere insieme una serie di forme alternative alla detenzione. Che rendano effettivo il principio per cui la detenzione deve essere veramente l'ultima spiaggia, da attivare quando le altre strade non si possono piu' percorrere''.

Il ministro ha poi reso omaggio al lavoro delle guardie penitenziarie, e ha raccontato della sofferenza nel vedere dei bambini chiusi in cella con le loro madri.

''Un bambino non si puo' svegliare la mattina e vedere davanti a se' le sbarre di un carcere – ha osservato – . Non si puo' pensare che al compimento dei tre anni venga strappato dall' unico luogo che ha conosciuto e dalla madre, con la quale ha vissuto i primi tre anni della sua vita, e portato via. Credetemi, e' una pena immensa. Anche qui la soluzione non e' facile – ha concluso il ministro -. Ma le case famiglia, l'attivazione di sistemi alternativi al carcere credo che siano la vera soluzione praticabile''.

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