Allarme sfratti, il Governo Meloni non ha rifinanziato il contributo affitto che era previsto nel Reddito di Cittadinanza. Nella foto Ansa la premier Giorgia Meloni
Nelle modifiche previste al Reddito di Cittadinanza sparirà il bonus affitti. Il sostegno, alternativo ad un contributo per il mutuo di 150 euro, era previsto per le diverse categorie di beneficiari e ammontava a poco meno di 300 euro. Fino a quest’anno, i destinatari del sussidio economico contro la povertà avevano avuto anche la possibilità di usufruire di questo contributo che ora il governo Meloni sembrerebbe voler azzerare.
Il “nuovo” Reddito di cittadinanza voluto dal governo Meloni ridurrà la platea di beneficiari esclusivamente a coloro che non sono in grado di svolgere un impiego. Disabili, anziani e famiglie in difficoltà con minori a carico. Per tutti gli altri, il sussidio sarà abolito già alla fine del 2023. Verrà inoltre percepito solo per otto mesi complessivi, decadendo al rifiuto della prima offerta di lavoro. Il piano dell’esecutivo è quello poi di dar vita dal 2024 ad un nuovo sistema di aiuto sociale, i cui dettagli non sono tuttavia ancora noti.
Il bonus affitto come lo abbiamo conosciuto fino ad ora è così distribuito.
“Grave la scelta del Governo di respingere gli emendamenti che chiedevano il rifinanziamento del fondo di sostegno all’affitto e quello per la morosità incolpevole”. A dirlo in una nota Cgil nazionale e Sunia, il sindacato degli inquilini. Il riferimento è allo stop alle proposte avanzate in manovra. “È un grave affronto agli inquilini con Isee inferiore a 17mila euro e mette in difficoltà – sottolineano Cgil e Sunia – tutti quei proprietari che hanno ricevuto puntualmente il pagamento del canone grazie a questi provvedimenti”.
Per la Confederazione e il sindacato degli inquilini “si profila una stagione di conflitto che sarà causata dall’impennata degli sfratti per morosità incolpevole e si riverserà drammaticamente su Regioni e Comuni, privati così degli strumenti per far fronte all’emergenza”. “La legge 431/98 parla chiaro: il fondo è gestito dal Ministero delle Infrastrutture e deve essere annualmente integrato dalla legge di bilancio. Quest’obbligo è stato disatteso per il 2023, senza considerare le ricadute sui ceti medio-bassi e bassi. L’ultima chance per il governo e la maggioranza – concludono Cgil e Sunia – è di riparare a questa gravissima omissione nel maxiemendamento, come stanno rivendicando le manifestazioni indette in questi giorni in tutta Italia”.