ROMA – Rosario Crocetta tira dritto: “Non mi dimetto, sono un combattente e un combattente muore sul campo. Se lo facessi la darei vinta ai poteri forti”. Oggi, domenica 19 luglio, cade il ventitreesimo anniversario della strage di via D’Amelio. Anniversario sul quale irrompe il caso dell’intercettazione pubblicata dall’Espresso tra il governatore della regione Sicilia Rosario Crocetta e il medico Tutino. Intercettazione nella quale Tutino dice che Lucia Borsellino (assessore nella giunta Crocetta fino all’addio del 30 giugno scorso) “va fatta fuori come il padre”. Intercettazione che però, secondo il capo della Procura di Palermo, Franco Lo Voi, non è agli atti di alcun procedimento “di questo ufficio e neanche tra quelle registrate dal Nas”.
Il governatore della Regione Sicilia rivela di aver chiesto al ministro Alfano di far luce sul caso: “Il governo nomini subito una commissione d’inchiesta per accertare quali servizi deviati e quali poteri oscuri abbiano tentato di farmi fuori”.
Il governatore non cede nemmeno davanti alle pressioni del suo partito: “Il Pd vuole le mie dimissioni? Mai, mi sfiducino se vogliono, così si renderanno complici dei golpisti e passeranno alla storia come coloro che hanno ammazzato il primo governo antimafia della storia siciliana”.