La volevano in tanti, ma nessuno l’ha presa. È ancora lì, nella piazza centrale di Aulla, la statua di Bettino Craxi, scolpita in marmo bianco da Luciano Massari e messa all’asta nel 2008 dal sindaco del comune della provincia di Massa-Carrara, Roberto Simoncini, per far entrare un po’ di soldi nelle casse del Comune.
Costava troppo: 140-150.000 euro, la sua valutazione. Ora, Simoncini ha deciso di offrirla al sindaco di Milano, Letizia Moratti, che intende dedicare una piazza o una via all’ex leader socialista. «Non la regaliamo, naturalmente – precisa -, ma siamo disposti a trattare. Al suo posto, qui ad Aulla, potremmo mettere una copia».
Come accade ormai da anni ad ogni annuncio che riguardi la memoria di Craxi, la messa in vendita della statua di Aulla provocò fuochi d’artificio, con scambio di insulti e accuse tra ex socialisti, tra cui Lucio Barani che, in qualità di sindaco di Aulla, dedicò a Craxi una piazza e vi mise la scultura, i figli di Craxi, da una parte, e i dipietristi, dall’altra.
La promozione, evidentemente, non è servita. Nessuna offerta, racconta il sindaco Simoncini (Udc, alla guida di una lista civica), è stata giudicata congrua. Il senatore Sergio De Gregorio, allora presidente della delegazione parlamentare italiana presso l’assemblea parlamentare della Nato, definì Craxi «lo statista che riuscì a portare l’Italia nell’Olimpo delle potenze mondiali».
E, nell’ottobre 2008, annunciò che avrebbe raccolto i soldi con una sottoscrizione in partenza dall’America del Nord dove, disse, la comunità italo-americana era fortemente interessata e intendeva portare la statua a Philadelphia. «De Gregorio ci ha offerto 60.000 euro – racconta Simoncini – una cifra troppo lontana dalla valutazione della statua. Fummo costretti a rifiutare. Così accadde con un privato che ci offriva una somma insufficiente».
Il sindaco di Aulla tiene a ribadire, infatti, che la vendita di questo “gioiello di famiglia” ha l’obiettivo di dare respiro al bilancio, sempre asfittico del Comune: 11 mila abitanti, 25 milioni di uscite annuali in gran parte per spese correnti e servizi essenziali. «Con quel denaro vorremmo mettere in sicurezza le nostre scuole – spiega -, è questa la ragione della vendita. Non c’è mai stato intento polemico, io riconosco a Craxi di aver svolto un ruolo politico importante nel nostro Paese. E, poi, come potrei smentire una scelta che anch’io presi come amministratore?».
Già, perché Simoncini era, negli anni Novanta, vicesindaco (di provenienza Dc) della giunta guidata da Lucio Barani (oggi parlamentare del Pdl) che commissionò la statua di Craxi alle celebri Cave Michelangelo di Carrara, ordinando un marmo che – spiega Simoncini – solo come materiale vale 50-60.000 euro. Ma i rapporti tra Simoncini e Barani si guastarono quando il primo vinse le elezioni, nel 2004, e Barani passò all’opposizione.
I vecchi dissapori furono rinfocolati dalla vicenda della statua di Craxi con Barani, nel 2008 ancora sindaco di Villafranca in Lunigiana, che sfidò il suo ex vicesindaco annunciando di voler accogliere la scultura nel suo paese. «Barani mi lasciato i debiti – osserva perfidamente Simoncini -, io metto in vendita quel che ho per rendere sicure le scuole. Che problema c’è?».
