ROMA – ”Tentazione Quirinale”. E’ questo il titolo scelto da ‘l’Espresso’ per ‘lanciare’ Romano Prodi, almeno nella rosa dei nomi papabili, nella futura corsa per il Colle del dopo-Napolitano.
Il super attivismo del Professore che percorre l’Italia da Nord a Sud tra manifestazioni, interviste, incontri pubblici, fanno dire a Marco Damilano che l’ex presidente del consiglio non può più considerarsi ”un pensionato illustre della politica”.
Anche se lui, con estrema forza, nega un suo ritorno in politica. Le due ‘Italie’ di Prodi e Berlusconi, poi, fanno da sfondo all’articolo che muove dalla ”risposta prodiana ai festini di Arcore” per dire, e far dire a Prodi, che sull’esito della crisi italiana, tra processi del premier e venti di guerra nel Mediterraneo, c’è grande incertezza: ”Come finira’? Io vedo che tra la gente c’è un disorientamento che anticipa il ripensamento” spiega Prodi.
Insomma, viene scritto nell’articolo, ”Prodi non torna in campo, per ora. Ma di certo è nel ristrettissimo club delle riserve della Repubblica. Al pari di Giuliano Amato e di Monti, ma con in più un legame con il sentimento popolare che ne fa il candidato numero uno alla successione di Giorgio Napolitano, quando verrà il momento. In alternativa, tanto per cambiare, a Berlusconi”.
E se anche per il dopo-Napolitano, mancano ancora due anni e che quindi ”il Quirinale è roba da maratoneti”, l’Espresso insiste e ricorda che ”il Professore ogni mattina si fa otto chilometri di corsa e cita a memoria l’Arte della guerra: ‘bravo generale è chi vince senza combattere”’.