Politica Italiana

Soldi ai partiti, Luigi Zanda: torniamo a finanziarli, no al premierato, la Costituzione lo vieta

Soldi ai partiti, Luigi Zanda: torniamo a finanziarli, affinché venga garantita la massima rappresentanza degli italiani. Luigi Zanda, ex capogruppo del Partito Democratico al Senato, non ha dubbi: “Il finanziamento pubblico ai partiti è in sostanza finanziamento della democrazia”. 

Il tema, ricorda Edoardo Sirignano sul Tempo di Roma, è tornato d’attualità col caso Tot e la retata a Genova. Nelle ultime ore, sostiene Sirignano, sembrano esserci convergenze che vanno oltre i tradizionali steccati partitici.

Dice Zanda, intervistato da Sirignano: “Sarebbe auspicabile che il Partito Democratico, considerando la sua storia e altre forze, che hanno a cuore le sorti della nostra democrazia, si adoperino in tal senso. Stiamo parlando di un qualcosa di fondamentale affinché venga garantita la massima rappresentanza degli italiani. Parliamo, inoltre, di temi basilari che non possono appartenere a quella guerriglia politica, che poi non porta a risultati, di cui abbiamo profondamente bisogno”.

Quale è stata la ragione che ha portato a togliere I finanziamenti pubblici ai partiti furono tolti perché, ricorda Zanda, “il livello raggiunto di finanziamento era esagerato. C’erano stati molti abusi e non si trattava più di un semplice sostegno alla democrazia, ma di un modo sproporzionato e incontrollato di finanziare la politica tutta, anche quella parte che, al contrario, non si doveva alimentare con risorse dello Stato”.

Ora, “bisognerebbe seguire lo schema adottato dall’UE per finanziare i propri parlamentari, cioè finanziare progetti specifici”.

Quale è stato, chiede l’intervistatore, lo sbaglio grossolano?
“Qualcuno ha iniziato a confondere delle risorse per aiutare i partiti in rimborsi elettorali. Addirittura si è arrivati a raddoppiare il finanziamento quando il Parlamento veniva sciolto o le legislature erano molto corte. Ciò è ridicolo e aumenta la sfiducia dei cittadini nei confronti della politica”.

Altra domanda: la sinistra attuale dovrebbe mettere al centro questi argomenti e non parlare unicamente del generale Vannacci, a cui sta facendo solo tanta pubblicità?
“La sinistra dovrebbe fare politica come la fanno tutte le forze in campo, ovvero trattando i temi reale che interessano al Paese, quelli che hanno incarnato da sempre i nostri valori e che hanno consentito svolte epocali. Allo stesso tempo, per la sua natura, dovrebbe occuparsi anche delle regole del gioco. Si dovrebbe adoperare, appunto, per garantire l’attuazione dell’art. 49 della Costituzione, che nei fatti consente di regolare la democrazia all’interno delle forze politiche”.

Oggi si parla molto di riforme e in modo particolare di premierato. Quale la sua idea sul tema?
“Ritengo che trasformare l’Italia in una repubblica presidenziale non sia possibile utilizzando l’art. 138 della Costituzione, perché l’intera Costituzione è intrisa di parlamentarismo, tanto che la formula della repubblica parlamentare deve essere considerata un principio supremo immodificabile. Su questo tema, credo la destra stia sbagliando ed è giusto, dunque, chele opposizioni facciano sentire la propria voce”.

“Stiamo parlando del futuro dell’Italia. Altrimenti è normale che i cittadini siano disinteressati alla politica”.

 

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Marco Benedetto