ROMA – Se si andrà a elezioni anticipate, ci si andrà il 4 novembre e, almeno stando agli ultimi sondaggi, ci si andrà con un Silvio Berlusconi che non tira più, un Beppe Grillo che rimane su un ottimo 16% ma ha frenato la sua corsa e un Pd di Pier Luigi Bersani primo partito al 27%. Il sondaggio Emg per La7 dice anche però che aumentano sempre più gli indecisi (19,1%) e gli astenuti (34%) che decideranno le elezioni.
Secondo il sondaggio Emg di La7 non c’è effetto Berlusconi, anzi: l’unica conseguenza dell’annuncio del Cavaliere di voler tornare in campo è un crollo dei consensi per il Pdl che perde lo 0,5% scendendo al 19,6%. Beppe Grillo e il suo Movimento 5 Stelle rimangono più o meno fermi al 16,4% mentre il Pd sfonda quota 27%, guadagnando lo 0,8% e conquistando il 27,3% dei consensi. Se si andasse a elezioni ora, quindi, sarebbe senza ombra di dubbio il primo partito, anche se sempre dietro a quello degli astenuti che cresce al 34%.
Nel campo del centrodestra, secondo il sondaggio Emg per La7, perde qualche punto anche la Lega Nord che passa al 4,8%, mentre La Destra guadagna lo 0,5 arrivando all’1,9%. Poche variazioni al centro dove i moderati stufi di Berlusconi non si affacciano all’Udc di Casini che perde lo 0,5% arrivando al 6,8%, e neanche da Fli, stabile al 2,1%. L’Api di Rutelli resta stabile allo 0,5%. Nell’area del centrosinistra invece, tutti guadagnano: oltre al Pd al 27,3%, salgono anche l’Idv (7,9%), Sel (5,4%). Resta corposo il partito degli astenuti al 34%, le schede bianche sono il 2,7% mentre gli indecisi sfiorano il 20%.
Con questi numeri quindi, e se le trattative sulle elezioni anticipate andranno a buon fine, si potrebbe andare a votare domenica 4 novembre, la prima data utile. Ironia della sorte, se il destino vorrà e le forze politiche si metteranno d’accordo, il voto cadrà proprio nella data dell’armistizio del 1918 che concluse per l’Italia la Prima Guerra Mondiale, dopo la vittoria per Vittorio Veneto. Ma questa volta sarà una Vittorio Veneto, un Piave o una Caporetto? Le nuove elezioni insomma, se ci saranno, salveranno l’Italia o la faranno sprofondare di nuovo nel baratro?
Intanto la risposta se si andrà o meno al voto anticipato la possono dare solo i partiti in Parlamento: le elezioni sono infatti legate a doppio filo all’approvazione della nuova legge elettorale, che giace in Senato bloccato da una miriade di emendamenti. I due punti “caldi” sono il ritorno o meno alle preferenze e il premio di maggioranza. Calendario alla mano i tempi sono strettissimi: perché si possa andare alle elezioni il 4 novembre la nuova legge elettorale dovrebbe essere approvata almeno in un ramo del Parlamento ai primi di agosto. Ma, per il momento, la discussione tra i partiti è serratissima.