«Ad essere sconcertante è l’atteggiamento del capo dello Stato. Ormai non passa giorno senza che egli faccia rimpiangere sempre più il caro presidente Pertini. E dimostra anche memoria corta». A dirlo, in una nota, è l’europarlamentare dell’Idv, Sonia Alfano, che torna a polemizzare con il capo dello Stato reo, secondo la figlia del giornalista ucciso dalla mafia 17 anni fa, di aver commemorato Craxi («un latitante») e non una «vittima della criminalità che i latitanti faceva arrestare».
«Qualche anno fa – sottolinea la Alfano – chiesi il patrocinio del Quirinale per la commemorazione di mio padre in occasione dell’anniversario della sua uccisione. Alla richiesta di patrocinio, manco a dirlo, non seguì alcuna risposta» dice replicando così alla presa di posizione del Quirinale che ieri, con una lettera pubblicata su L’Unità precisava come nessun invito a commemorazioni fosse stato recapitato alla presidenza della Repubblica.
Secondo l’esponente dipietrista questo è accaduto «forse perché mio padre sconta la grave colpa di essere morto incensurato e perfino tentando di far catturare mafiosi latitanti. Avrei dato per scontato, tuttavia, che qualcuno dei componenti dell’ampio staff quirinalizio (è superfluo ricordare i costi della struttura, incomparabilmente superiori a quelli della monarchia britannica) avesse potuto annotare la data dell’anniversario».
«Il presidente Napolitano sostiene di non aver commemorato mio padre lo scorso 8 gennaio (e quello precedente e quello ancora prima…) perché io avrei mancato di ricordargli la ricorrenza. Confesso – sottolinea – il mio scoramento davanti ad un presidente della Repubblica che ha bisogno che a ricordargli gli anniversari degli assassini dei martiri di mafia e terrorismo siano i loro familiari. Ad ogni buon conto, gli farò omaggio del calendario dei santi laici perché supplisca all’inefficienza della sua struttura».
La Alfano non si ferma però qui e rincara: «Ho letto e condiviso fino all’ultima parola nei giorni scorsi la lettera aperta rivolta al presidente Napolitano dal direttore di antimafiaduemila, Giorgio Bongiovanni. Quello scritto mi ha fatto ricordare come nel non lontano 1991 il partito dell’on. Napolitano propose la messa in stato d’accusa dell’allora capo dello Stato, per gli assalti portati all’autonomia ed all’indipendenza dell’ordine giudiziario. Non dovrebbe dimenticarlo, l’attuale presidente, in relazione alle parole espresse nella lettera di commemorazione al pregiudicato latitante Bettino Craxi, che contenevano un’esplicita delegittimazione del potere giurisdizionale. Il suo partito di allora lo avrebbe già messo sotto impeachment».