ROMA – Statali, ma precari: rischiano in 80 mila di non vedersi rinnovato il contratto a fine anno. Al pressing dei sindacati di categoria (si va dalla richiesta di un accordo quadro alla stabilizzazione dopo i tre anni) si contrappone la cautela del Governo. Sul tema, l’esecutivo ha come stella polare il ridimensionamento del personale nel pubblico impiego, come arma privilegiata la spending review che prevede il taglio secco del 10% dei dipendenti e del 20% dei dirigenti.
Un monitoraggio completo dei lavoratori a tempo determinato nella pubblica amministrazione è stato fornito dalla Cgil: i precari conteggiati sono circa 80 mila. All’incontro al ministero non c’era il ministro Patroni Griffi impegnato nel riordino delle Province. I dirigenti del ministero avevano procurato una stima dell’ordine di 5700 precari. Ma sono quelli dei ministeri: mancano le Regioni, gli enti locali, sanità e scuola. Il conto sale di parecchio: 43500 tra Regioni e enti locali, 32931 nel Servizio Sanitario nazionale, 2120 nei ministeri non economici, 2000 nella ricerca, 1600 nei ministeri. Per la Cgil “c’è bisogno urgente di una proroga”. La Uil ricorda che c’era un’intesa in merito raggiunta a maggio con il ministro.
Dal ministero risposte non ne arrivano. Si ragiona piuttosto su una nuova ridefinizione dei contratti nella pubblica amministrazione: niente più tempo determinato, a parte ricerca e sanità. “Soluzioni miracolistiche non ne abbiamo” aveva detto il ministro. Bisogna trovare delle risposte, a quella che è indiscutibilmente un’emergenza.