Statali: scorciatoia per la pensione, Fornero aggirata, privati beffati

Elsa Fornero (Foto Lapresse)

ROMA – Sul tavolo del Consiglio dei ministri di lunedì (ore 16,30) tornano i provvedimenti sulla Pubblica amministrazione, che erano all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri di venerdì ma su cui non c’è stata intesa tra ministri del Pd e ministri del Pdl.

Il malumore serpeggia nel Pdl, riferisce Valentina Santarpia sul Corriere della Sera:

“Il testo del decreto ci è stato presentato solo giovedì sera quindi abbiamo bisogno di tempo, fino a lunedì a mezzogiorno, per presentare le nostre osservazioni”.

Obiettivmente, se è vero quello che si dice, c’è una norma che grida vendetta. Quella che

“proroga per i prossimi due anni per il personale della pubblica amministrazione le regole pre-Fornero per il pensionamento: una mossa da cui scaturirebbe una sorta di «regime differenziato» tra pubblico e privato”.

Per i dipendenti pubblici, spiega il Messaggero, diventerebbe un po’ più facile passare attraverso le maglie della riforma Fornero: si stabilisce infatti che i nuovi requisiti per la vecchiaia non incideranno sui limiti di età particolari stabiliti in alcuni ordinamenti del pubblico impiego. Inoltre i dipendenti che avevano conseguito il diritto a qualsiasi forma di pensione con regole antecedenti al 2012 saranno completamente esentati dai vincoli introdotti con la riforma previdenziale.

La linea l’ha data l’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano, del Pd:

 “Bisogna svecchiare la pubblica amministrazione”,

è il suo mantra. Intervistato da Luca Cifoni per il Messaggero, ha detto che la riforma Fornero sull’età pensionabile

“va cambiata: bisogna andare verso il modello di uscita flessibile tra i 62 e i 70 anni, non solo per i dipendenti pubblici ma per tutti i lavoratori. Su questo punto, come sul rifinanziamento della cassa integrazione in deroga, mi aspetto che il presidente del Consiglio dia segnali concreti nel consiglio dei ministri che dovrà decidere sull’Imu”.

Alla domanda se vede consenso nella maggioranza sugli aggiustamenti alla legge Fornero, Cesare Damiano ha risposto: “Mah, vedo qualche resistenza nel centro-destra”.

Altro nodo è costituito dai 120 mila precari negli uffici pubblici. Il tema è il parte politico in parte economico.

Stando a Roberto Giovannini, sulla Stampa,

“la vera ragione del rinvio è in parte economico-finanziaria, e in parte politica. Perché il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni ha qualche perplessità sulle coperture finanziarie individuate da D’Alia”.

Spiega Valentina Santarpia:

“In base alla bozza del decreto, le pubbliche amministrazioni sono tenute entro un mese dall’approvazione del decreto a inviare tutte le informazioni sul proprio personale precario: e, in particolare, su quelli che, avendo già tre anni di servizio negli ultimi cinque anni, hanno le caratteristiche per essere stabilizzati. Nel rispetto del blocco del turn-over, che prevedono che nel 2014 solo il 20% dei posti vacanti possa essere rimpiazzato (quota che sale al 50% nel 2015 e al 100% nel 2016), questi precari potranno partecipare a concorsi interni dedicati”.

Il 50% delle nuove assunzioni dovrà venire proprio da questo bacino, mentre l’altra metà dovrà venire dalle graduatorie dei vincitori di concorso.

Alle viste c’è anche

“una stretta sulle assunzioni dei precari, con criteri molto più stringenti per i contratti flessibili nella Pa. I dirigenti che non li rispetteranno saranno accusati di danno erariale”.

Ma tutto questo al Pdl non basta. Secondo il vecchio schema di Brunetta, quando era ministro della Funzione pubblica,

“solo il 40% dei nuovi posti disponibili doveva essere a disposizione dei precari, e la Pa doveva chiudere del tutto ai contratti flessibili”.

C’è anche, spiega Valentina Conte su Repubblica, il timore della

“riserva nei concorsi (solo per chi ha un contratto a tempo determinato, però, un terzo del totale). Il Pdl non vuole che passi come un’assunzione facile per i “senza merito”. La mediazione da trovare, da qui a lunedì, passa attraverso un nuovo monitoraggio, inserito in extremis, del numero di precari, dei vincitori di concorso non ancora assunti e degli idonei, obbligatorio per tutte le amministrazioni dello Stato, enti locali inclusi, se vogliono bandire concorsi. Un filtro, in qualche modo, che detterà anche una lista di priorità”.

Published by
Maria Elena Perrero