ROMA – Statali. Il dossier “esuberi” del Governo si estende anche agli enti locali. Il principio adottato, il parametro utilizzato per calibrare i tagli, è quello del rapporto fra dipendenti e popolazione. Quindi, anche nei Comuni, e nelle varie società partecipate. Il Comune che si troverà a superare del 20% la media registrata (tra dipendenti e popolazione) negli enti locali della sua stessa dimensione dovrà bloccare ogni assunzione, come già succede ai Comuni che spendono più del 50% della spesa corrente.
Più penalizzanti saranno le misure per quei Comuni che sforano del 40% la media dipendenti/popolazione: per questi valgono le stesse regole per gli esuberi nella pubblica amministrazione: pensionamento con le vecchie regole ove possibile, oppure, part time, trasferimenti, mobilità biennale all’80% dello stipendio (che diventa tra il 50 e il 70% reale non essendo considerate le varie indennità di posizione, risultato ecc..). Riepilogando, vediamo in dettaglio le diverse potenziali eccedenze di personale, a partire proprio dalle società partecipate, una platea di circa 20 mila potenziali esuberi.
Enti locali, società partecipate e strumentali. Nel disegno di razionalizzazione e contenimento dei costi per spesa del personale, l’occhio del Governo si è spostato anche sugli enti locali e sulle sue società partecipate. In particolare la stretta varrà per le società strumentali, ovvero quelle che svolgono oltre il 90% delle proprie attività per conto della amministrazione che le controlla. Parliamo di 400/500 realtà su scala nazionale, con 20/30 mila addetti coinvolti. Dal primo gennaio 2013 valgono per queste società le stesse regola della spending review nella pubblica amministrazione. Ma, ciò che più preoccupa i dipendenti è la messa in vendita della maggior parte di queste società. Dal 2013 saranno messe su mercato: quelle che non venissero acquistate verranno liquidate. Le offerte di acquisto saranno valutate anche in base alla tutela dei livelli occupazionali. Ma insomma, la prospettiva non è esattamente rosea.
Precari del pubblico impiego. Spending review e tagli alla spesa hanno una vittima privilegiata, i precari, i cui contratti sono quasi sempre i primi a saltare durante le ristrutturazioni. Il pubblico impiego registra attualmente 90592 titolari di contratti flessibili. Il 47% di questi contratti è attivato dal comparto regioni ed enti locali. Nei Comuni e nelle Province, i soggetti assunti con contratti a termine vengono colpiti dal divieto del rinnovo per gli enti che spendono troppo per il personale o non rispettano il Patto di Stabilità. Nelle città in difficoltà, i primi stipendi a cadere sono nelle aziende comunali, finora escluse dai conteggi dei nuovi tetti agli organici.
Pubblica amministrazione. Gli esuberi certi sono 6000, restano da verificarsi le quote eccedenti nei ministeri degli Interni, Esteri e Giustizia, oltre a Inps-Inail.
Province. Come primo effetto della riduzione del numero delle Province e del loro accorpamento si stimano 12 mila esuberi, per la duplicazione degli incarichi e delle funzioni.