ROMA – Il tetto allo stipendio è previsto dalla legge. Eppure non tutti gli stipendi dei manager pubblici rientrano nella soglia dei 294mila euro. Sono infatti ancora 18 i manager con lo stipendio che supera questa soglia imposta dal decreto Salva-Italia. Lo ha detto il ministro Filippo Patroni Griffi alle commissioni Affari costituzionali e Lavoro della Camera. Il dato emerge dopo un controllo che riguarda 37 amministrazioni pubbliche su 80 interessate.
Patroni Griffi è intervenuto ai lavori delle Commissioni che stanno esaminando tre proposte di legge che estendono il tetto a tutta la platea dei Dirigenti che percepiscono emolumenti, direttamente o indirettamente dallo Stato. Il ministro ha riferito i primi dati del monitoraggio sull’applicazione della norma del decreto Salva-Italia, a seguito del Decreto della presidenza del COnsiglio di attuazione. Ebbene sulle circa 80 Amministrazioni Pubbliche interessate alla norma (di cui però circa 15 sono Enti Parco con manager che non hanno stipendi molto alti), hanno risposto al questionario del ministro in 37.
All’interno di queste Amministrazioni risultano esserci ancora solo 18 casi di ”scostamento immediato” dal tetto, vale a dire che la sola retribuzione (al di là del cumulo con altre entrate) era superiore al tetto. L’Amministrazione ha quindi operato il taglio in modo da farla rientrare nel limite stabilito dalla legge. Altro tema riguarda le eventuali deroghe al tetto. ”Molti di noi – ha riferito Roberto Zaccaria (Pd) – è favorevole a inserire nella legge alcune deroghe per casi particolari. Un Manganelli, un Canzio o un Befera è giusto che abbiano retribuzioni pari alla loro responsabilità”. ”Il governo – ha detto però il ministro Patroni Griffi – ha ritenuto opportuno, al momento di attuare la norma, di non esercitare la facoltà di deroga. Comunque riferirò al premier questo indirizzo”.