Si sta discutendo in questi giorni una proposta di riordino della Giunta Storica Nazionale, l’organismo deputato a coordinare l’attività degli istituti e degli enti di ricerca italiani. Dovrebbe, semplicemente, trattarsi di uno dei molteplici atti dell’esecutivo sottoposti a parere parlamentare. La proposta di legge che sarà discussa nelle camere desta però non poche preoccupazioni tra gli storici. Paolo Prodi, fratello dell’ex primo ministro, storico dell’età moderna, esprime pubblicamente le sue perplessità, affermando che il provvedimento segna un nuovo passo verso la cancellazione della memoria storica: « la proposta contribuisce – sostiene l’universitario – a rafforzare un’ atmosfera in cui si perde la continuità delle strutture pubbliche e a contare è soltanto il presente, la contingenza politica ».
Ma di cosa si tratta esattamente? La Giunta Storica coordina i lavori dei quattro Istituti Storici Nazionali (per l’ Antichità, per il Medioevo, per l’ Età moderna e contemporanea, per il Risorgimento), pubblica la bibliografia aggiornata di riferimento nelle materie competenti, forma da decenni generazioni di studiosi e insegnanti. Fondata nel 1934, si è già cercato nel 2005 di provvedere ad un riordino della struttura volto all’ « unificazione del sistema ». Ma l’allora decreto ministeriale fu bloccato per volere del Consiglio di Stato. La riforma venne infatti considerata lesiva dell’autonomia scientifica dell’organismo. Spiega Paolo Prodi: « Prima i vertici della Giunta e degli Istituti – spiega Prodi – erano nominati dal capo dello Stato su proposta del governo, ma le cariche avevano durata vitalizia. Il decreto del 2005 le rendeva a scadenza fissa e affidava le nomine al ministro dei Beni culturali. Era evidente il rischio di mettere il settore degli studi storici in balìa dei cambi di maggioranza politica. Noi invece avevamo proposto di coinvolgere la comunità scientifica nella scelta delle persone da nominare: le forme si possono trovare, ma il principio dovrebbe essere quello ».
Quello che non è passato nel 2005, l’attuale governo cerca di farlo rientrare oggi. Il nuovo decreto legge, secondo alcuni ben poco differente dal primo, ha avuto questa volta il nulla osta dal Consiglio di Stato e non sembra quindi avere davanti a sé ostacoli insormontabili. « Ma le modifiche – osserva sempre Prodi – sono di scarso rilievo: prevedere che quattro componenti della Giunta siano eletti in forma telematica dai professori universitari ordinari di discipline storiche è solo una presa in giro, visto che la netta preponderanza resta a membri di nomina ministeriale. »
