Uccise rapinatore, chiesti 9 anni e mezzo. La Lega davanti al tribunale di Milano: “Siamo tutti tabaccai”

MILANO – La procura di Milano chiede una condanna in appello a nove anni e mezzo di carcere per omicidio volontario per Giovanni Petrali, il tabaccaio che nel maggio 2003, uccise un rapinatore e ferì il suo complice che avevano tentato di mettere a segno una rapina nella sua tabaccheria in centro a Milano. La Lega Nord, protesta, va davanti al tribunale e urla: siamo tutti tabaccai.

Il Carroccio ha organizzato un presidio davanti al Tribunale di Milano con le insegne del Sole delle Alpi.Lo slogan è lo stesso scandito al processo nel 2009: “Siamo tutti tabaccai”. Fin dalle prime ore dopo il delitto i lumbard avevano difeso Petrali, invocando per lui la legittima difesa, anche se aveva sparato alle spalle ai suoi rapinatori. “Qui una vittima diventa carnefice: dopo il danno, la beffa”, dice il vicesindaco e assessore alla Sicurezza Riccardo De Corato. “Situazioni come quelle che ha dovuto affrontare il povero esercente sono estremamente difficili da gestire: quando ci si trova davanti un rapinatore nel proprio negozio, si pensa innanzitutto a tutelare la propria vita – ha detto il vicesindaco – Non dimentichiamo che un altro tabaccaio, Ottavio Capalbo, così come uno sfortunato orefice, Ezio Bartocci, alcuni anni fa finirono assassinati in condizioni analoghe”.

Inotre La Lega ha invitato i propri militanti e i commercianti a invadere pacificamente il 23 marzo prossimo l’aula della Corte d’Appello di Milano.

”Il 23 marzo – ha annunciato l’esponente del Carroccio Matteo Salvini – invaderemo pacificamente l’aula del tribunale e inviteremo tutti i milanesi che ogni giorno rischiano la propria vita mentre sono al lavoro. Quel giorno l’aula sarà piena di tanta gente perbene che aspetterà la sentenza”.

Lo stesso Salvini ha duramente criticato la richiesta del procuratore generale che, a fronte di una condanna in primo grado di un anno e otto mesi, ha oggi chiesto alla Corte una pena a nove anni e mezzo di reclusione a carico di Petrali per l’omicidio volontario del rapinatore e il tentato omicidio del suo complice.

”E’ una richiesta di condanna vergognosa – ha detto Salvini – 9 anni e mezzo per una persona che si e’ difeso mentre lavorava me li aspetterei da un tribunale libico, non certo da uno italiano”.

La rapina. La rapina, che ha cambiato la vita a Petrali, risale al 17 maggio del 2003 alle 19 passate. Due banditi, Alfredo Merlino, 30 anni, milanese, e Andrea Solaro, 19 anni, di Genova, uno armato, entrano nel bar, le urla e le minacce e i due schiaffoni tirati a Giovanni, che stava pulendo il pavimento come ogni sera prima della chiusura, l’assalto alla cassa, infine la reazione del tabaccaio che afferra dal cassetto del bancone la pistola e fa fuoco sette volte: quattro dentro il negozio e tre fuori, mentre insegue i banditi fino all’angolo con via San Vittore. Colpendo a morte Alfredo Merlino e ferendo Andrea Solaro. La sorella di Alfredo scrisse una drammatica lettera al Corriere chiedendo giustizia per il fratello.

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