Oltre alle “controllate” esistono poi le realtà a cui comuni e provincie “partecipano”. In una indagine condotta lo scorso anno la Corte dei Conti ha accertato che in Italia ne esistono 5.860. Di queste, ben 3.787 hanno una forma giuridica societaria. Le società per azioni sono 1.635, mentre quelle a responsabilità limitata raggiungono la cifra di 1.402. Ci sono poi 556 consorzi e 194 cooperative. Un universo ampio e variegato dunque. E non è tutto, in una precedente inchiesta i magistrati contabili hanno calcolato che questo incredibile reticolo di enti e imprese garantisce la bellezza di 38mila poltrone, fra consigli di amministrazione (23 mila), collegi sindacali (12 mila) e incarichi «apicali» (almeno 3 mila), come si definiscono in gergo.
Un esercito vero e proprio. Migliaia di uomini al lavoro, pagati in toto o in parte con pubblico denaro che, spesso, fanno anche danni. Secondo un’analisi riferita al periodo compreso fra il 2005 e il 2008, ci sono infatti ben 568 società sempre costantemente in perdita. Dice la Corte dei Conti che «la percentuale più alta» di queste imprese con il bilancio negativo si riscontra in Basilicata, con il 40%, seguita dal Molise e dalla Sardegna. I magistrati contabili sottolineano quindi che sono i settori diversi dai servizi pubblici locali quelli dove si concentrano le società perennemente in deficit: sono il 63,3% del totale. Il record assoluto, neanche a farlo apposta, spetta alle «attività culturali e di sviluppo turistico». Forse Tremonti aveva ragione a dire che con la cultura non si mangia.