
ROMA – Aria di tagli a stipendi e indennità dei dipendenti della Camera dei deputati e 11 sindacati insorgono contro le misure proposte. Lo stipendio di un operatore tecnico della Camera dei deputati è di 110mila euro l’anno, quello di un consigliere di 290mila euro. Poi ci sono le indennità e le ferie. Ma dipendenti e sindacati non sono d’accordo con i tagli, scrive Paolo Bracalini su Il Giornale: “Non siamo fannulloni, quei soldi li meritiamo”.
Bracalini spiega che i sindacati alla Camera sono uno ogni 140 dipendenti:
“Ogni categoria di lavoratori a Montecitorio ne ha uno, o più d’uno. C’è il «Sindacato professionalità intermedie», il «Sindacato unitario impiegati parlamentari», il «Sindacato quadri parlamentari», l’«Organizzazione sindacale autonoma», «L’Unione sindacale», quindi «L’indipendente e libero sindacato», l’«Associazione dei Consiglieri Camera», «L’Associazione sindacale parlamentare», e poi naturalmente Cgil, Cisl e Uil”.
Marina Sereni, onorevole del Pd e presidente del Comitato per gli affari del personale (Cap), spiega che i sindacati sono pronti al dialogo, ma le proposte di taglio dei costi sono state mal digerite dai dipendenti. Bracalini spiega che già nel 2012 si cercò di tagliare i costi, tagli però non andanti a buon fine:
“Tra il dire e il tagliare c’è di mezzo il plotone dei sindacati decisi a difendere i diritti dei lavoratori della Camera, dagli operatori tecnici (fine carriera 10mila euro lordi al mese) ai consiglieri parlamentari (340mila euro l’anno dopo 35 anni) fino al segretario generale (600mila euro l’anno di stipendio). Totale: 280 milioni di euro la spesa annuale per il personale, tra stipendi e indennità anche creative (l’«indennità meccanografica», l’«indennità recapito corrispondenza», l’«indennità immissione dati»)”.
Le proposte del Cap sono note:
“Riduzione del 50% delle indennità, proroga del blocco dell’adeguamento fino al 2016, riduzione degli stipendi più alti, «revisione in senso restrittivo delle ferie» (42 giorni l’anno). Fin qui le intenzioni, poi però tocca «contrattare» coi sindacati, e lì è un’altra storia. Basta sentire l’aria che tira”.
Ma i sindacati sono pronti a dar battaglia. Un consigliere parlamentare spiega a Il Giornale:
“«Molti di noi hanno vinto concorsi in magistratura o al Consiglio di Stato ma hanno scelto di venire qui in Parlamento sulla base di una previsione di retribuzione che ogni volta ci abbassano. Ci hanno già tolto il sistema retributivo delle pensioni, hanno bloccato l’adeguamento degli stipendi al costo della vita per cinque anni, c’è stata la riduzione del 10% delle indennità, il personale è diminuito del 25% in sette anni, ora vogliono anche ridurci le ferie senza darci niente in cambio. Tra un po’ saremo noi a dover pagare per lavorare, siamo diventati il capro espiatorio per i mali dell’Italia, come se fossimo fannulloni. Io questa settimana, lavorando in Commissione ad un decreto, ho fatto tutti i giorni le cinque del mattino, dormendo 2 ore in media a notte»”.
Secondo i consiglieri i tagli, anche a livello nazionale, “non hanno mai prodotto risparmi” e dello stesso avviso è la Cgil, come spiega il segretario Fp-Cgil Salvatore Chiaramonte:
“«Siamo disponibili a discutere, ma sia chiaro che gli sprechi della Camera sono altrove, il problema non sono gli stipendi dei dipendenti – dice Salvatore Chiaramonte, segretario Fp-Cgil – Va rivisto il sistema degli appalti, gli affitti costosissimi della Camera, la duplicazione di funzioni. Tagliare le indennità dei dipendenti può calmare l’opinione pubblica, ma non ce la caviamo così, il problema è complessivo, serve un discorso di sistema…»”.
