In Italia è una consuetudine: presa una decisione, fatta una legge, approvato un provvedimento, operata una scelta (magari sottoscritta da tutti gli interessati) e quindi stabilita una data di attuazione della decisione, della legge, della scelta…in prossimità della data scelta e decisa si chiede una proroga. Succede sempre, sempre! Il non siamo pronti è un elemento identitario di gruppi, enti, amministrazioni, categorie e cittadini chiamati a “mettere a terra” la decisione, la scelta, il provvedimento, la legge. Un eterno “non siamo pronti” che sboccia come fiore dal seme del “che, ma per davvero?”. Succede sempre, sta succedendo anche per l’applicazione del Green Pass la cui data di avvio è venerdì 15 ottobre. Che, ma per davvero e non siamo pronti si levano per ogni dove.
Il gioco del non siamo pronti è molto agevolato da come l’informazione raccoglie e racconta. Qualche dichiarazione di addetto ai lavori qua e là e stampa e tv fanno il resto, cioè montano la sceneggiatura di un film, il solito film, quello con titolo caos e ritardi. Dalla stampa apprendiamo infatti oggi che i tamponi ci sono a sufficienza, anzi di più. E apprendiamo anche che i tamponi mancano. E apprendiamo che le farmacie sono in grado e anche no. E apprendiamo che i tamponi ci sono, i kit, ma manca il personale per trattarli. Insomma tutto e il contrario di tutto, l’informazione raccoglie tutto e verifica niente, neanche il plausibile e l’implausibile e da che parte mettere l’uno e l’altro.
Tampone gratis è la richiesta di molti, richiesta che a molti appare ragionevole, anzi quasi doverosa. Gratis per chi? Sostanzialmente tamponi gratis per chi ha scelto di non vaccinarsi. Cioè una agevolazione economica a chi ha scelto di sottrarsi ad una misura di salute pubblica. C’è nel tampone gratis a chi non si è voluto vaccinare l’idea piena e tonda che in società si abbiano solo diritti e nessun dovere. C’è nell’idea del tampone gratis a chi si sottrae al vaccino uno squilibrio etico che impressiona non vedere evidente. La libera scelta di non vaccinarsi non può essere…sovvenzionata con denaro pubblico. Ma prima ancora c’è nel tampone gratis per chi non si vaccina la richiesta di uno Stato che boicotta se stesso.
Green Pass è strumento scelto dal governo per spingere alla vaccinazione e per avere tutte le attività economiche e sociali aperte col minimo rischio di contagi. Tampone gratis a chi non ha voluto vaccinarsi (ancora otto milioni di non vaccinati, tra cui soprattutto circa tre milioni do over 50) è smontare la spinta a vaccinarsi. Chi chiede al governo tamponi gratis chiede al governo di boicottare la sua stessa scelta. Se Green Pass è atto di salute pubblica e di sostegno alle attività produttive, tampone gratis è smontare questo atto, offrire scappatoia, esenzione…è il classico fatta la legge, trovato l’inganno.
Si dice gratis ma ovviamente gratis non è, nessuno regala tamponi che hanno e conservano un costo. Gratis nel senso che chi lo fa non lo paga. Ma lo paga lo Stato, cioè nessuno secondo populista e popolare pensiero. Ma secondo realtà gratis per chi lo fa vuol dire pagato dai contribuenti. Arrivando così allo stridore economico ed etico per cui i vaccinati, i cittadini che hanno legato scelta privata e scelta pubblica, devono accollarsi il costo di finanziare la scelta di chi si è sottratto alla vaccinazione. In termini crudissimi e troppo semplici ma efficaci: i vaccinati devono pagare il tampone ai No vax.
Altra protezione, con il suo costo, di cui godono i non vaccinati è che vaccinato…non si può dire. Non si può offrire all’azienda un Green Pass una volta per tutte, valido fino alla sua scadenza. Il vaccinato non può farlo, altrimenti si scopre che lui ha Green Pass valido a lungo. Mentre il non vaccinato ha Green Pass solo da tampone e che quindi scade molto prima. Questo comporta che si deve controllare a più riprese e a scadenze ravvicinate. S4mpre in omaggio alla privacy del non vaccinato. Un enorme costo occulto che pagano le imprese e l’economia tutta.
I portuali di Trieste hanno fatto sapere che non riconoscono la validità del Green Pass, che il governo lo deve abolire come condizione per andare sui luoghi di lavoro e che altrimenti bloccheranno le attività portuali. Una circolare di un funzionario del Viminale invita le aziende a pagare appunto il tampone gratis ai portuali di Trieste. L’intento della circolare è di sopire, attutire, trattare, evitare difficili situazioni, anche per l’ordine pubblico, come il blocco del porto. Ma la buona intenzione è rovinosa. L’eccezione diventerebbe in breve la regola. Ma questo è il meno: nessun governo, nessuno Stato, nessuna società civile può riconoscere ad un gruppo organizzato, fosse anche di lavoratori, di farsi la sua legislazione speciale, di legiferare per se stesso e di minacciare, in caso venga applicata la legge dello Stato, il danno collettivo.
Quello dei portuali di Trieste contro il Green Pass se sarà non sarà uno sciopero, sarà un’estorsione ai danni della collettività. Qualcosa che, se sarà, non può essere legittimata appunto, riconosciuta e gratificata. Men che mai con un tampone pagato dallo Stato. D’altra parte di cosa si tratta l’ha chiarito lo stesso comitato dei portuali: tampone gratis loro non basta, vogliono ritiro del Green Pass. Pongono la questione del chi comanda. Al Viminale non l’hanno (ancora?) ben capito.