ROMA – Tangenti ministeri, Pizza: “Assunsi fratello Alfano alle Poste”. “Pizza, per esercitare e perpetuare il potere di influenza che gli è notoriamente riconosciuto nell’ambiente degli imprenditori gravitanti nel settore degli appalti pubblici” sfruttava “i legami stabili con influenti uomini politici, spesso titolari di altissime cariche istituzionali”. E’ quanto scrive nell’ordinanza il gip di Roma in riferimento al ruolo svolto da Raffaele Pizza nell’indagine che ha portato all’arresto di 24 persone.
Il contenuto delle intercettazioni telefoniche che Fiorenza Sarzanini pubblica sul Corriere della Sera sembra giustificare ascendente e influenza di Pizza (fratello del parlamentare Ndc Lino), descritto come un “faccendiere” dall’accusa: dalle parole di Raffaele Pizza si evince che sia stato lui a far assumere il fratello del ministro dell’Interno Angelino Alfano, in una società delle Poste. Sta parlando con Davide Tedesco, collaboratore al Viminale dello stesso ministro.
È il 9 gennaio 2015. Pizza si lamenta con Tedesco delle pretese del fratello del ministro e afferma: «Angelino lo considero una persona perbene, un amico. Se gli posso dare una mano…». Tedesco: «Una scheggia che non, hai detto bene tu l’altra volta… Non è gestibile».
Pizza: «Cioè ma Angelino che è intelligente ha capito… Tu devi sapere che lui va dicendo … Lui come massimo poteva avere 170 mila euro, io gli ho fatto avere 160 mila… Tant’è che Sarmi stesso gliel’ha detto ad Angelino “io ho tolto 10 mila euro d’accordo con Lino (Pizza ndr) per evitare”… “No no ha fatto benissimo” e lui adesso va dicendo che la colpa è mia che l’ho fottuto che non gli ho fatto dare i 170 mila euro. Cioè gliel’ho pure spiegato poi ti facciamo recuperare…». (Fiorenza Sarzanini, Corriere della Sera)
Soffermandosi sul ruolo del “faccendiere”, il giudice scrive che “si adoperava costantemente per favorire la nomina, ai vertici degli enti e delle società pubbliche, di persone a lui vicine, così acquisendo ragioni di credito nei confronti di queste che, dovendo successivamente essergli riconoscenti, risulteranno permeabili ai suoi metodi di illecita interferenza nelle decisioni concernenti il conferimento di appalti pubblici ed attività connesse”.
Tra i contatti eccellenti di cui può menar vanto, Pizza annovera un dirigente Inps che può farlo arrivare al presidente Tito Boeri (mentre discute di un appalto di un suo conoscente per il call center), oppure Berlusconi (presso cui, ad Arcore, ha introdotto un altro suo conoscente e sempre per appalti di digitalizzazione e call center), tramite Marcello Dell’Utri, omaggiato di diversi viaggi (sempre secondo l’accusa e le intercettazioni telefoniche).
Pizza, inoltre, scrivono i giudici dell’accusa, “politicamente gravitante nell’area della Nuova Democrazia Cristiana, grazie alle ‘entrature’ politiche e a forti e risalenti legami stabiliti con persone con ruoli di vertice nell’ambito di enti e società pubbliche (Inps, Inail, Enel, Poste Italiane, Consip., Ministero della Giustizia, Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca), faceva da ponte tra il mondo imprenditoriale e quello politico-istituzionale nell’interesse di imprenditori interessati a partecipare a gare pubbliche o, comunque, in rapporti con le pubbliche amministrazioni”.
ALFANO: “RIUSO DI SCARTI DI UNA INCHIESTA” – “Siamo di fronte al ri-uso politico degli scarti di un’inchiesta giudiziaria. Ciò che i magistrati hanno studiato, ritenendolo non idoneo a coinvolgermi in alcun modo, viene usato per fini esclusivamente politici. Le intercettazioni non riguardano me, bensì terze e quarte persone che parlano di me. Persone, peraltro, che non vedo e non sento da anni”: così il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, sulle carte dell’inchiesta della Procura di Roma per corruzione e riciclaggio.
“Io, ha aggiunto Alfano, rimango fermo a quanto valutato da chi l’inchiesta l’ha studiata e portata avanti e ha ritenuto di non coinvolgermi. Il resto appartiene al lungo capitolo dell’uso mediatico delle intercettazioni. Ma questo è un discorso ben noto a tutti, che si trascina da anni, diventando ormai una vera e propria telenovela legislativa”.
CAIO: “POSTE CAMBIATE, VALUTIAMO LA SITUAZIONE” – “Abbiamo letto sui giornali quello che sta emergendo: se questo è il quadro, noi rappresentiamo una discontinuità rispetto al passo e penso che anche con il nuovo management stiamo dimostrando quanto l’aria sia cambiata”. Così l’amministratore delegato di Poste, Francesco Caio, commenta l’inchiesta da cui sarebbe emersa l’assunzione del fratello del ministro Alfano in Poste tramite Raffaele Pizza. “Valuteremo la situazione”, ha aggiunto Caio, che alla domanda se siano previste azioni specifiche ha risposto: “Non personalizzerei in questa fase. Il tema è far parte di un processo di cambiamento legato a valori etici importanti, che mettono il cittadino al centro. Partendo dalla situazione che abbiamo trovato, ha proseguito Caio, bullone dopo bullone la stiamo cambiando. Esistono sistemi di salvaguardia delle regole in Poste che continueremo ad applicare, come abbiamo fatto in passato”.