Tangenti a Sesto San Giovanni: la Penati story fra cronaca e parole

ROMA – Sale la temperatura intorno alla vicenda Penati e si apre una settimana di passione per il Pd, partito  erede del Pci, che per primo lanciò la questione morale: ma erano gli anni ’70, a quei tempi la politica costava meno, perché c’era la guerra fredda che di fatto congelava i risultati elettorali. Inoltre il centralismo democratico rendeva superflua, per i partiti, la ricerca del denaro per pagare il costo delle elezioni.

Lo scandalo suscitato dalle rivelazioni su le presunte tangenti che Filippo Penati, uomo di spicco del Pd lombardo, sta lacerando la politica e il partito stesso: qui non siamo nel profodno sud, ma nel cuore di una delle regioni più ricche d’Europa. Su Penati si registrano attacchi da destra: perché Penati è a piede libero e Papa è in carcere? E da sinistra, con Sergio Chiamparino e  Enrico Letta che lòanciano l’allarme: se non si ritorna alla centralità dell’etica in politica, la diversità del Pd, ammesso che ci sia mai stata davvero, andrà perduta.

A nessuno viene il dubbio che forse sarebbe l’ora di  pensare alla buona amministrazione come valore centrale della politica e attenuare l’enfasi sul moralismo come valore universale, pretendendo da tutti comportamenti corretti non dopo che sono scoppiati gli scandali, ma in corso d’opera, con opportune commissioni di controllo e disciplina. Le dichiarazioni a posteriori sono lacrime di coccodrillo. Penato sarà certamente innocente sul piano penale, ma a nessuno è venuto in mente di fermarlo quando assemblava un carrozzone di partecipazioni statali in sede provinciale, per definizione e storia fonte di clientelismo e corruzione. Facendo questo Penati andava contro le scelte coraggiose della sinistra negli anni ’90: perché sono stati tutti contenti di quel che faceva Penati, allora?

E ora, per inquadrare meglio lo scandalo Penati, destinato a dominare una parte importante della scena politica della settimana, ricostruiamo l’evoluzione della storia attraverso le notizie e le dichiarazioni rilasciate in questi giorni.

20 LUGLIO 2011

Il sasso nello stagno. Il vicepresidente del Consiglio regionale della Lombardia, Filippo Penati (Pd), e altre persone, sono indagati a vario titolo per concussione, corruzione e illecito finanziamento ai partiti nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Monza sull’area Falk di Sesto San Giovanni.

Capezzone non perde la battuta. Daniele Capezzone, portavoce Pdl: “Apprendo dalle agenzie la notizia di un’indagine che riguarderebbe Filippo Penati.In attesa di saperne di più, va però subito ribadito un punto di carattere generale, politicamente e ancor più culturalmente irrinunciabile: la presunzione di innocenza deve valere per tutti, amici o avversari che siano. Sarebbe bene  che la lotta politica, pur nelle sue comprensibili asprezze, non dimenticasse la presunzione di non colpevolezza che è scolpita nella nostra Costituzione, e non avesse atteggiamenti differenziati a seconda del fatto che un’indagine riguardi un esponente del proprio schieramento o di quello avversario. La sinistra ha da sempre avuto un atteggiamento opposto: garantisti con gli amici, giustizialisti con gli avversari. Per noi vale invece la regola del garantismo verso tutti, che e’ naturale complemento di una difesa rigorosa della legalità”.

Idv chiede subito la gogna.  Gabriele Sola, vice capogruppo regionale dell’Italia dei Valori: ”A seguito dell’apertura di un’indagine nei suoi confronti, auspichiamo che Filippo Penati voglia fare un passo indietro, lasciando l’incarico di vice presidente del Consiglio regionale lombardo. Oggi più che mai è importante che la politica dia segnali forti di etica, trasparenza e senso di responsabilità. Per questo è totalmente inopportuno che il Consiglio regionale della Lombardia sia rappresentato, in uno dei ruoli di maggior responsabilità, da una persona indagata per reati gravi come corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti. Non è né tempo né il caso di lasciarsi andare a giudizi prematuri; bisogna rispettare la presunzione di innocenza e il lavoro della Procura di Monza. Tuttavia chiediamo serenamente a Penati un passo indietro. E con la stessa serenità e chiarezza  auspichiamo che egli si riveli del tutto estraneo alle pesanti accuse per cui è attualmente indagato”.

La Lega tira in ballo Papa. Il capogruppo della Lega Marco Reguzzoni, replicando al presidente dei deputati del Pd Dario Franceschini: ”Mi ha offeso l’insinuazione del capogruppo Franceschini” su uno scambio tra Pdl e Lega perché i leghisti votino contro l’arresto di Alfonso Papa. ”In realtà Franceschini mette le mani avanti perché sta preparando il voto dei suoi parlamentari contro l’arresto. La posizione chiara della Lega è stata espressa oggi su tutti i giornali mentre voi state mettendo le mani avanti dopo l’avviso di garanzia ricevuto dal vostro Penati”.

La difesa da chi meno l’aspetti. Davide Boni (Lega Nord), presidente del Consiglio lombardo: ”Spero che il vicepresidente Penati possa chiarire la sua posizione. Siamo ancora in un fase di indagine e, come ho sempre detto, siamo tutti innocenti fino a prova contraria. Ho appreso questa notizia dalla stampa e non ho ancora avuto modo di sentire Penati”. Sulla necessità ”che Penati faccia un passo indietro”,  come hanno invocato gli esponenti lombardi Idv, Boni taglia corto: ”Le dimissioni rientrano nella sfera dell’opportunità, è una questione totalmente personale”.

Il successore garantista. Guido Podestà (Pdl), che ha sostituito nel 2009 Filippo Penati alla presidenza della Provincia di Milano: ”Come ho sempre fatto nei confronti degli esponenti di centrodestra e di centrosinistra coinvolti in inchieste condotte dalla magistratura, auguro a Penati di sapere dimostrare la sua estraneità ai fatti contestati. l garantismo impresso nel mio Dna, come in quello del Pdl, mi porta, del resto, a considerare la presunzione d’innocenza una prerogativa di tutti i cittadini che non può procedere a giorni alterni e a secondo del colore politico delle persone oggetto di indagini. Attendo, quindi, che le autorità inquirenti completino il loro lavoro, certo che vi sara’ per ognuno la possibilità di fare chiarezza sul proprio operato”.

La difesa viene da lontano.  Maurizio lupi vicepresidente del Pdl alla Camera: ”Non ho alcuna intenzione di iscrivermi al partito di chi gioisce quando la giustizia colpisce gli avversari. Conosco Filippo Penati e lo stimo come uomo e come politico. Mi auguro che la magistratura svolga il proprio lavoro velocemente e al riparo da pericolose strumentalizzazioni. Ma sono assolutamente certo che penati saprà dimostrare la sua assoluta estraneità rispetto alle accuse che gli vengono mosse”.

Il Pd prende le distanze. Ignazio Marino (Pd), presidente della commissione d’inchiesta del Senato sul Ssn, ‘Non conosco bene i fatti, perché ho appreso la notizia dagli organi di stampa, ma credo che vada affermato il principio di separazione del lavoro della politica e della magistratura. I giudici devono svolgere il loro compito e devono essere sostenuti nel loro ruolo. Spero comunque che si chiarisca la verità nel più breve tempo possibile”.

Ma l’indagato  è “sereno”… Il vicepresidente del Consiglio regionale della Lombardia, Filippo Penati (Pd): ”Sono sereno, non ho nulla da temere, si chiarirà tutto. Sono sereno. Ringrazio il mio partito per il sostegno che mi ha immediatamente manifestato. Non ho nulla da temere, sono certo che tutto verrà chiarito”.

… e lo è anche Bersani. Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani: ”La magistratura faccia il suo mestiere per accertare questa vicenda. Credo che alla fine sarà in condizione di verificare che sono cose senza fondamento”.

La “magnanimità” dell’avversario. Il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni: ”Mi auguro che Penati possa rapidamente dimostrare l’estraneità ai fatti che gli vengono addebitati. In questo momento sta parlando l’accusa, verrà il momento in cui parlerà la difesa e poi un giudice terzo stabilirà la colpevolezza o meno degli indagati. Fino a quel momento vale la presunzione di innocenza”.

21 LUGLIO 2011

Sotto torchio ci finisce Bersani. Pierluigi Mantini, deputato dell’Udc: ”E’ ovvio che Penati gode, come tutti, della presunzione di innocenza ma i fatti sono seri e le imputazioni molto gravi. Sarebbe opportuna una maggiore prudenza da parte di Bersani perché l’inchiesta è in corso e non è possibile anticipare l’infondatezza delle accuse. Siamo contrari a qualsiasi ‘doppia morale’, legalità e trasparenza devono valere per tutti, a prescindere dalla prescrizione dei reati. Politica e affari devono restare ben distinti, la società deve essere aperta alla concorrenza e al merito. Il voto su Papa sarebbe inutile e persino ingiusto se rimanessero ambigue protezioni degli amici e verità di parte”.

La caduta.  Il vicepresidente del consiglio regionale Filippo Penati (Pd), indagato per una vicenda di tangenti, si è autosospeso dalla carica. Con una lettera inviata, al presidente della Lombardia Roberto Formigoni, al presidente del consiglio della Regione, il leghista Davide Boni, e ai capigruppo, Penati ha spiegato: ”Ribadendo la mia totale estraneità ai fatti per rispetto dell’istituzione mi autosospendo da vicepresidente. A seguito del mio coinvolgimento nella vicenda giudiziaria relativa all’area Falck di Sesto San Giovanni desidero ribadire la mia totale estraneità ai fatti. In merito anche alle notizie apparse sulla stampa voglio precisare che non ho mai chiesto e ricevuto denaro da imprenditori. Voglio altresì ribadire la mia assoluta fiducia nell’operato della magistratura. Per profondo rispetto dell’istituzione nella quale sono stato eletto e per evitare ogni imbarazzo al Consiglio mi autosospendo dall’esercizio e dalle prerogative di vicepresidente, certo che tutto verrà completamente chiarito e confido a breve. Da subito  rinuncio alle prerogative connesse alla vicepresidenza, non parteciperò più all’ufficio di presidenza e già dal prossimo consiglio siederò tra i banchi dei consiglieri di minoranza. Sono certo di interpretare anche i sentimenti di chi mi ha eletto nel voler garantire in queste circostanze il massimo rispetto delle istituzioni”.

C’è chi apprezza. Davide Boni (Lega Nord), presidente del Consiglio lombardo: ”Personalmente apprezzo il gesto di grande responsabilità compiuto da Penati nei confronti del Parlamento regionale. Prendo atto della lettera ricevuta dal vicepresidente Penati e auspico che possa chiarire presto la sua posizione per garantire all’Ufficio di Presidenza del Consiglio lombardo di continuare a lavorare con la preziosa collaborazione della totalità dei suoi membri”.

Un altro passo indietro. Filippo Penati, vicepresidente del consiglio regionale della Lombardia, indagato per una vicenda di tangenti per gli appalti dell’area Falck di Sesto San Giovanni dove è stato sindaco, ha deciso di fare un passo indietro. Con una lettera al presidente della Regione Roberto Formigoni, al presidente del consiglio Davide Boni e ai capigruppo, ha annunciato, infatti, la sua autosospensione dalla carica istituzionale. Non si tratta di dimissioni, infatti Penati continuerà ad essere consigliere regionale e dal prossimo consiglio siederà in aula nei banchi dell’opposizione.

Bersani cade dalle nuvole. Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani: “L’indagine in cui è stato coinvolto Filippo Penati francamente è un fulmine a ciel sereno. E’ una cosa di dieci anni fa, su cui non abbiamo nozione. Il Pd tiene un atteggiamento semplice e rigoroso, non abbiamo mai messo un ostacolo alla magistratura, né mai parlato di complotto. Ho fiducia che Penati dimostrerà la sua estraneità”.

22 LUGLIO 2011

Parla la difesa. Filippo Penati in un’intervista a Repubblica: ”Autosospendermi non è stato solo un doveroso gesto di responsabilità verso il parlamento regionale, ma anche una mia esigenza. C’è uno stile che va salvaguardato sempre. Io sono sereno e sicuro di poter dimostrare la mia assoluta estraneità alla vicenda, che non ho mai chiesto e ricevuto denaro da imprenditori, ma quando ricopri un incarico e sei impegnato nella pubblica amministrazione, quando ci sono dei cittadini che ti hanno votato hai il dovere di fare un passo indietro, in attesa che la situazione venga chiarita”. In merito al coinvolgimento nella vicenda giudiziaria relativa all’area Falck di Sesto San Giovanni, ”è da molti anni che non mi occupo più di quel comune e francamente al momento fatico a ricordare quella fase della mia attività politica”, dichiara l’ex capo della segreteria politica del Pd. ”Con il mio legale cercheremo di ricostruire tutto”. Penati ribadisce la ”piena fiducia nella magistratura” e si dice ”certo” che alla fine risulterà ”estraneo ai fatti” come avvenne nel 2002, quando fu assolto dall’accusa di abuso in atti d’ufficio e concorso in reati edilizi e ambientali che gli era stata mossa quando era sindaco di Sesto nel ’99. ”All’epoca fui io a chiedere di andare sotto processo, con rito immediato”, ricorda. ”Dimostrai la mia estraneità e fui assolto. Tutto il clamore che si era acceso si spense”.

Bindi inflessibile. Rosy Bindi: ”Auspichiamo che le parole dette da Penati siamo vere e che lui possa dimostrare la propria estraneità. Se dovesse risultare in qualche modo compromesso, non potremmo che chiedere anche a lui un passo indietro. Il tesoriere del Pd ha chiarito che il Pd non ha preso finanziamenti illeciti. Ci sono singoli casi su cui vigiliamo e su cui chiediamo di distinguere le posizioni. Chi si candida all’alternativa dopo anni difficili ha il dovere di porre la questione morale come centrale nella vita del Paese”.

“Io sì e lui no??”. Il senatore Alberto Tedesco: ”Ma a me chiedono le dimissioni e a lui no? Chi chiede le mie dovrebbe chiedere anche le sue. Poi ho letto che proprio lui fa le pulci a me, ma è un incoerente, da che pulpito, dia il buon esempio e si dimetta. E poi diciamo anche che lui è accusato per tangenti, la mia invece e’ una questione di direttori sanitari e primari. Io non ho preso mazzette, sono intervenuto su un funzionario, è diverso”.

“In carcere!”. Antonio Leone (PdL) vicepresidente della Camera: “Visto che il presidente dell’Anm Palamara ribatte con tempismo anche alle sagge considerazioni del Capo dello Stato sul ruolo non sempre deontologicamente corretto di alcuni giudici, vorremmo chiedere a lui e al fido segretario-censore Cascini  perché il deputato Papa, accusato di favoreggiamento, corruzione e concussione doveva essere sollecitamente incarcerato pur in assenza dei pericoli di fuga o di inquinamento delle prove, mentre Filippo Penati, ex capo della segreteria politica di Bersani, che avrebbe incassato in  contanti o con versamenti su conti esteri tangenti per ben otto miliardi di vecchie lire, resta indisturbato a proclamare la sua innocenza. Se poi risultasse vero che parte della tangente sarebbe finita nelle casse del Pd, il trattamento preferenziale della procura di Monza ci autorizzerebbe a pensare che i reati, tutti naturalmente da perseguire con rigore, si interpretano in un modo, se di centrodestra; con sospetta comprensione, se di centrosinistra o di estrema sinistra”.

Mezza-difesa. Filippo Penati:  “Continuano sui mezzi d’informazione ad apparire interpretazioni o ricostruzioni parziali, infondate e contraddittorie, a proposito di vicende contenute negli atti processuali. Interpretazioni e ricostruzioni che, specie negli ultimi giorni, sono state prospettate anche da dichiarazioni o interviste di persone direttamente coinvolte nella vicenda giudiziaria. Le contraddizioni però sono evidenti: quando per esempio si sostiene che uno degli accusatori, per sua stessa dichiarazione, avrebbe iniziato a sporgere denunce fin dal  2006 e che da allora il suo rapporto con il sottoscritto sarebbe cambiato, si smentirebbe di fatto ciò che si legge da altre parti. E cioè che lo stesso sarebbe stato un finanziatore molto attivo del Partito democratico, soggetto che però nascerà soltanto nell’ottobre del 2007. E ancora pare sempre più evidente la contraddizione tra i due imprenditori sestesi: prima uno dice di aver dato all’altro, in Lussemburgo, 2 miliardi e mezzo di lire, poi l’altro che, in interviste odierne, prende le distanze dal primo e pare smentire l’eventualità liquidandola come gossip. Questo tipo di comunicazione è gravemente lesivo della verità e della mia immagine personale e politica. Mi pare totalmente contraddittorio ed incivileaffermare da un lato il principio di non colpevolezza dell’indagato e dall’altro ricostruire in modo parziale ed unilaterale fatti ed episodi che solo le regole di indagine giudiziarie sono probabilmente in grado di effettuare. Per questo chiedo a tutti di aver fiducia e rispetto nel lavoro della magistratura. Ribadisco la mia totale estraneità ai fatti che mi si addebitano. Confido di poterlo dimostrare nel più breve tempo possibile”.

24 LUGLIO 2011. 

Il Grande Accusatore. Piero Di Caterina, l’imprenditore di Sesto San Giovanni titolare della Caronte, l’azienda operativa nel settore del trasporto pubblico, dalla metà degli anni ’90 e per circa un decennio avrebbe versato dai 20 ai trenta milioni di lire al mese a Filippo Penati per coprire le spese locali del partito. E’ quanto ha denunciato alla magistratura di Milano lo stesso imprenditore sestese in un lungo interrogatorio reso al pm Laura Pedio nell’ambito dell’inchiesta sull’area Montecity-Santa Giulia. Il verbale ora è agli atti dell’indagine su un presunto giro di tangenti per la realizzazione di grossi interventi edilizi sulle aree ex Falck e Marelli, altre operazioni immobiliari sospette attraverso una serie di società e la gestione del Sitam, il Servizio Integrato Trasporti Alto Milanese. Indagine, nella quale Penati è indagato con altre persone, con un capitolo nel quale si ipotizza il reato di finanziamenti illeciti ai partiti e che coinvolge, come ha riportato oggi il Corriere della Sera, anche la vicenda della ”finta caparra da due milioni” e per la quale è indagato l’imprenditore Bruno Binasco e amministratore del gruppo Gavio.

Mezze-difese bis. Filippo Penati replica ad uno dei suoi accusatori, Piero Di Caterina, sostenendo che si tratta dell’azione di un indagato che, accusandolo ”tenta di coprire i suoi guai con la giustizia. Contro di me solo accuse da un indagato che tenta così di coprire i suoi guai con la giustizia. Continuano le ricostruzioni parziali, contraddittorie e unilaterali indotte da altre persone coinvolte nella stessa vicenda giudiziaria e aggravate talvolta anche da una esposizione falsa nei fatti e nelle date di quanto avvenuto. Tali ricostruzioni errate si evidenziano anche dalla vicenda legata alla caparra di 2 milioni ricevuta da una delle persone coinvolte nelle indagini. E’ sempre lo stesso imprenditore già indagato per emissioni di fatture false per operazioni inesistenti che mi accusa e alle cui dichiarazioni sono riconducibili le ricostruzioni apparse in questi giorni sui media. E’ lo stesso che si contraddice in continuazione, si dichiara concusso e ‘spremuto come un limone’ mentre dalle sue stesse ricostruzioni risulterebbe che è lui ad aver ricevuto, negli scorsi anni, somme per ben 8 miliardi di vecchie lire. Contro di me solo accuse da un indagato che tenta cosi’ di coprire i suoi guai con la giustizia. Così come nei giorni scorsi anche oggi ribadisco la mia totale estraneità anche a questi fatti. Considero queste ricostruzioni lesive della verità”.

Published by
Emiliano Condò