Tartaglia, la ricostruzione della Digos

L'aggressore del premiermassimo Tartaglia

Secondo i primi accertamenti della Digos, dietro il folle gesto non ci sarebbe nulla di organizzato, anche se, secondo gli investigatori, Tartaglia era «venuto a quel comizio per fare qualcosa». A testimoniarlo sono gli oggetti e la bomboletta spray che aveva addosso e in una piccola borsa, parte dei quali si era portato da casa: uno spuntone di plexiglas di 20 centimetri, un grosso accendino da tavolo, un crocifisso di 30 centimetri e un soprammobile di quarzo del peso di diversi etti, uno spray al peperoncino.

E la polizia milanese ha sentito anche due fratelli che hanno detto – a “Striscia la Notizia” – di non esser stati ascoltati da un agente al quale avevano riferito di aver visto Tartaglia con un atteggiamento minaccioso, prima dell’aggressione. Tartaglia la sera del 13, nonostante fosse frastornato, ha precisato che il suo è stato comunque “un gesto politico”, «..perché non lo sopportavo più…», nel senso che aveva una sua manifesta avversione verso le politiche del Pdl e la figura del premier, questo per quanto possa assumere una valenza politica il gesto improvviso di uno psicolabile scollegato da qualsiasi organizzazione politica e meno ancora estremistica.

Di un personaggio il cui stesso interrogatorio si è reso difficile, faticoso, proprio per le frasi sconnesse e contraddittorie pronunciate. Le perquisizioni della Digos e gli ulteriori accertamenti non avrebbero stravolto l‘ipotesi che si tratti di un personaggio isolato che ha agito in preda, tra l’altro, a un raptus. E sulle sulle condizioni mentali, L.M, la psichiatra che lavora in una struttura legata al Policlinico di Milano – ospedale dove il grafico di Cesano Boscone è stato in cura fino al 2003 – e che segue saltuariamente l’uomo, sta preparando una relazione da consegnare alla magistratura. La dottoressa “preoccupatissima” per il suo paziente, in queste ore sta cercando di ricostruire la cartella clinica.

Più del suo gesto preoccupa gli investigatori la successione di episodi violenti di piazza avvenuti in questo ultimo periodo. In alcuni casi avrebbero fatto capolino personaggi conosciuti e legati all’ex sinistra extraparlamentare: sarebbero stati loro a fotografare svariati funzionari dediti alla gestione dell’ordine pubblico, poi finiti su Internet. Insomma, il gesto isolato di uno psicolabile nulla toglierebbe alla pericolosità del “clima politico” già denunciata da Formigoni e Moratti. Il Ministro dell’Interno pensa a una specie di “daspo” (il provvedimento per inibire l’ingresso allo stadio per i diffidati) per i facinorosi delle manifestazioni di piazza.

Quanto alla stretta dinamica dei fatti, quando Berlusconi è sceso dal palco e si è recato a salutare i suoi sostenitori, da due file dietro gli astanti e sbucato prima il braccio alzato, rimasto teso per alcuni secondi, e poi anche la testa e il busto di Tartaglia, che si è quasi inerpicato sulle prime due file di persone arrivando a meno di due metri dal premier e centrandolo con l’oggetto, un souvenir del Duomo.

L’aggressore è poi subito stato bloccato da due poliziotti del commissariato Centro, e da uno di quelli della scorta. «Ovvio che recarsi tra la gente e stringere le mani è il momento più temuto da tutti gli operatori delle scorte», ha sottolineato oggi Maroni. Il Ministro ha anche confermato che un gruppo di manifestanti definiti “dissenzienti generici” per non confonderli con estremisti di sinistra, sono stati bloccati prima che potessero esporre uno striscione contro il premier.

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Lorenzo Briotti