Tassa sui cortei: per Alemanno fischi e applausi

Il sindaco di Roma Gianni Alemanno

“Metteremo una sorta di tassa sui cortei: devono pagare qualche cosa, non possiamo pagare solo noi”: l’annuncio del sindaco di Roma Gianni Alemanno, fatto ieri dal palco di Cortina InConTra, ha subito scatenato le polemiche.

Il giorno dopo subito una leggera marcia indietro: ”Le mie parole sono state semplificate: non sarà una tassa ma un contributo che deve essere chiesto per pagare tutti i servizi che vengono resi dal Comune agli organizzatori delle grandi manifestazioni. Nessuno, ha detto Alemanno, vuole limitare il diritto di manifestare delle forze politiche e sociali ma sia sul versante del regolamento del traffico sia su quello dei costi dei servizi non possono essere i cittadini romani a fare le spese di questo diritto. Chi manifesta deve pensare che il peso della propria protesta ricade sui ministeri e sui palazzi del potere, non sulle spalle di tutte le persone che vivono e lavorano nella nostra città”.

Per giustificare loa proposta ieri il sindaco aveva citato le 525 manifestazioni a carattere nazionale che si sono svolte a Roma nei primi sei mesi del 2010, sostenbendo che “i romani pagano un prezzo altissimo a essere capitale, definendo la nuova tassa “necessaria” a ripagare i costi di straordinari della polizia municipale e delle squadre dell’Ama che ripuliscono le strade dopo ogni manifestazione: “Devono pur pagare qualche cosa, non possiamo pagare solo noi”,

Ma l’opposizione è andata subito all’attacco, definendo la tassa anti costituzionale, perché contraria al diritto a manifestare idee e pensiero liberamente (articolo 21). “Ormai non ci sono più limiti alla fantasia del sindaco Alemanno nell’inventare nuove tasse, è sbottato il capogruppo capitolino del Pd, Umberto Marroni. Adesso propone anche di tassare i cortei, ci aspettiamo a questo punto a breve l’introduzione della tassa sui sit-in o di quella sulle assemblee”.

Marroni punta il dito anche contro gli altri aumenti in arrivo per i romani. “Consiglierei al primo cittadino di riposare, evitando di inventare nuovi balzelli, dopo aver già approvato nelle scorse settimane una serie di tasse ed aumenti che i romani non si ricordavano da anni e che in autunno andranno pesantemente a gravare sui loro bilanci familiari e su quelli delle imprese romane”.

Quattro giorni fa il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro aveva ricordato come dall’inizio del 2010 siano già stati 27 i cortei e 540 le “manifestazioni statiche” (come sit-in e proteste in presidi fissi) tenutesi nella Capitale. Del resto la città è la vetrina migliore far conoscere a livello nazionale problemi e questioni anche di portata locale.

Più di un anno fa era stato firmato un protocollo prefettizio dalle sigle sindacali e dai rappresentanti dei partiti per la disciplina delle manifestazioni al fine di ridurre i disagi per la Capitale, trocvando percorsi alternatiovi che non impattassero eccessivamente sul traffico. Ma la cosa non era andata a buon fine.

“L’idea di tassare i cortei è l’ennesimo scivolone da miopia amministrativa di Alemanno”, sottolinea il coordinatore del Pd di Roma Marco Miccoli: “Per evitare i cortei bisogna saper risolvere e farsi carico delle difficoltà che vive una metropoli come Roma. Il sindaco della Capitale dovrebbe sapere che stiamo andando incontro a un autunno e un inverno difficili. Non è tassando i cortei, spesso convocati da settori e lavoratori in difficoltà, che si cancellano i problemi della città e del Paese sui quali Alemanno vorrebbe far finta di niente”.

A sostegno di Alemanno si esprime invece Giorgio Ciardi, delegato alle Politiche della Sicurezza: “Va tenuto nella giusta considerazione che Roma ospita un numero impressionante di manifestazioni nazionali. Il sacrosanto diritto costituzionale a manifestare comporta, quindi, solo per la nostra città, costi aggiuntivi, straordinari verrebbe da dire, se non fossero ormai di routine, per gli interventi che si rendono quotidianamente obbligati per il decoro della città”. Un surplus di lavoro “da parte degli operatori dell’Ama e della polizia municipale”. Perciò, conclude Ciardi, chiedere “come ha fatto opportunamente Alemanno, un contributo in ragione di questa spesa sostenuta direttamente dalle casse capitoline è non solo giusto ma anche a buon diritto”.

Nella Capitale, secondo i dati ufficiali di Questura e Prefettura, nel 2008, dal 9 marzo al 30 novembre, ci sono stati 46 cortei tra nazionali, regionali e provinciali. Nel 2009 ce ne furono 37 i cortei. Pe quanto riguarda i sit-in, sono stati 58 nel 2008, 184 nel 2009. E nei primi sette mesi del 2010, 567. Tra manifestazioni sfilate – pur contando i tre mesi est: quasi due proteste al giorno.

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Maria Elena Perrero