Quoziente familiare sulla tassa di solidarietà: l’idea di Berlusconi per “accarezzare” i cattolici

ROMA – Come far digerire ai cari parlamentari il contributo di solidarietà (la tassa “extra” per i redditi sopra i 90mila euro), che si troveranno a pagare (quasi) tutti e in forma raddoppiata? Mettendoci dentro il quoziente familiare. Pensa che ti ripensa a Silvio Berlusconi è venuta l’idea per accarezzare le corde del Terzo Polo, e soprattutto dell’Udc, e della parte cattolica del Pdl: la tassa sarà calibrata sul quoziente familiare. Ovvero: guadagni 100mila euro l’anno ma hai quattro figli? Paghi di meno di chi ha il tuo stesso reddito ma è single o non ha figli a carico. Così la famiglia è “salva” e i centristi sono contenti.

Certo, ci si dovrà scontrare con le resistenze di Giulio Tremonti. Il ministro dell’Economia sa che non si hanno larghi margini per fare regali a questo o a quest’altro. Ma da quell’orecchio, si sa, Berlusconi non ci ha mai voluto sentire. Tanto che, oltre al quoziente familiare, vorrebbe fare digerire a Tremonti un altro rospo: vorrebbe ridurre a due anni, e non a tre, il lasso di tempo in cui sarà in vigore questa “tassa di solidarietà”. Lo stesso Berlusconi però, scrive Amedeo La Mattina su ‘La Stampa’, è consapevole che la battaglia, soprattutto all’interno di governo e maggioranza, sarà dura.

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