Massimo D’Alema ha chiesto il dossier sulla vicenda Telecom-Pirelli elaborato dai Servizi segreti: il Copasir (presieduto proprio dall’ex presidente del Consiglio) ha fatto richiesta ufficiale a Gianni Letta (sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai Servizi) per ottenere i documenti ufficiali compilati dagli 007. L’aspetto “curioso” della vicenda, come hanno scritto sul Giornale Gian Marco Chiocci e Massimo Malpica, è che il nome di D’Alema era stato accostato alla storia. Emanuele Cipriani (l’autore del dossier, nda) disse in tribunale: «Tavaroli mi invitò a svolgere investigazioni sull’Oak fund dicendo che avrei dovuto verificare se dietro c’era un partito politico». Proprio in quell’interrogatorio, Cipriani, di fronte ai documenti che gli inquirenti gli mostrano, mette a verbale che non trova «un documento che indicava un noto soggetto politico», che identifica proprio in D’Alema”.
I due giornalisti hanno ricostruito proprio l’intera storia, che coinvolse i vertici degli allora Ds: “Il dossier voluto dal capo della security di Pirelli e poi di Telecom, Giuliano Tavaroli, e redatto dall’investigatore privato Emanuele Cipriani, per scoprire i nomi dietro l’«Oak fund» (che in italiano vuol dire «fondo quercia»), che controllava una quota della finanziaria lussemburghese Bell. Quest’ultima possedeva la quota di controllo di Olivetti, che all’epoca (luglio 2001) controllava il 54 per cento della Telecom. E il dossier venne realizzato in quel periodo, quando Pirelli stava per dare la scalata al colosso italiano delle telecomunicazioni. Tavaroli ai magistrati spiega che si voleva capire chi fossero gli azionisti dell’« Oak fund», nel timore che vi fosse qualcuno del management Telecom che volesse lucrare sull’operazione. E, mise a verbale Tavaroli, quando venne fuori che i nomi erano invece quelli di «esponenti di un partito dell’attuale maggioranza »arriva l’ordine a Cipriani di fermarsi lì”.
Ma la faccenda non finì qua, come hanno sottolineato Chiocci e Malpica: “Quando il boss della sicurezza di Telecom esce dal processo, patteggiando 4 anni e mezzo, il suo racconto cambia non poco. Tavaroli, a Repubblica , indica in Tronchetti Provera l’autore dell’input che ha dato vita al dossier. E, soprattutto, cambia il movente: Tronchetti, spiega Tavaroli, avrebbe ordinato quel dossier sui Ds proprio per cercare eventuali tangenti nell’acquisizione di Telecom da parte di Colaninno. Tavaroli aggiunge altri dettagli, tra cui la presunta esistenza di depositi di soldi all’estero,finiti dopo un carosello di società nel conto londinese dell’«Oak fund» «cui erano interessati i fratelli Magnoni e dove avevano la firma Nicola Rossi e Piero Fassino » (dichiarazioni che sollevarono una raffica di smentite e di annunci di querele). Nomi che Tavaroli spiega al quotidiano di aver fatto invano ai magistrati che gli avrebbero risposto: «Non scriviamo i nomi nel verbale, diciamo “esponenti politici” ». Una versione, quella della ricerca mirata dei Ds dietro al «fondo quercia», concordante con quanto dichiarato ai magistrati il 28 marzo 2007 dall’autore del dossier, Cipriani: «Tavaroli mi invitò a svolgere investigazioni sull’Oak fund dicendo che avrei dovuto verificare se dietro c’era un partito politico».Proprio in quell’interrogatorio, Cipriani, di fronte ai documenti che gli inquirenti gli mostrano, mette a verbale che non trova «un documento che indicava un noto soggetto politico», che identifica proprio in D’Alema.E ancora Cipriani aggiunge di aver parlato degli esiti delle sue indagini sia a Tavaroli che a Marco Mancini, lo 007 all’epoca numero uno del controspionaggio del Sismi, considerato dai magistrati «stabile collaboratore » di Cipriani e Tavaroli. Proprio Mancini rappresenta il «coinvolgimento di personale dell’Aise nel processo Telecom-Pirelli» a cui D’Alema fa riferimento”.
Ma Letta ha rimandato al mittente la richiesta di visione del testo integrale, “spiegando che il Copasir ha già ottenuto «sintesi del lavoro svolto e dei relativi esiti ». Scelta dettata dal bisogno di tutelare «gli aspetti di segretezza » e gli « interna corporis » dei servizi interessati. L’invio di«copia delle relazioni conclusive», spiega Letta a D’Alema, non avverrà: la richiesta è «non coerente con il quadro ordinamentale vigente»”.