
ROMA – “Ho fatto un mutuo per pagare i debiti del Pd, non pago anche i 30mila euro di quote chiesti dal partito”. Teresa Bellanova, deputata originaria di Lecce, spiega perché è stata inserita nella lista dei parlamentari “insolventi” insieme a Corradino Mineo.
La Bellanova ha spiegato a Giulia Merlo del Fatto Quotidiano:
“Dal 2008 al 2013 ho corrisposto al partito 331 mila 141 euro, tra i versamenti al Partito nazionale, regionale e provinciale. Ho assunto a mie spese la dipendente del Pd Lecce, che altrimenti sarebbe stata licenziata. A questo si aggiungano 23 mila 075 euro, che ho speso per l’affitto della sede del circolo di Alessano (Lecce) e di cui continuo a farmi carico”.
E i 30mila euro di quote, spiega la Bellanova:
“Non li ho dati perché non li ho e la ragione è semplice: ho sottoscritto come garante un mutuo a copertura dei debiti contratti dal Pd di Lecce, dando in garanzia la mia casa di famiglia e il mio patrimonio personale”.
Ma la segreteria provinciale non ha pagato le rate del mutuo, spiega la deputata e sottosegretaria al Lavoro del governo Renzi:
“A causa dei ritardi, sono stata iscritta dalla banca nella lista dei cattivi pagatori e non ho potuto accendere un altro mutuo con cui pagare i 30 mila euro. Con il tesoriere, però, ho concordato da tempo che verserò tutto appena possibile”.
Ad essere definita una ladra la Bellanova non ci sta:
“Mi arrabbio quando mi piovono addosso accuse di ruberie: da militante come da dirigente ho sempre contribuito al mio partito, finanziandolo in base alle mie possibilità . Anche da parlamentare, posso dire serenamente di aver mantenuto il mio reddito precedente”.
Gli ammanchi nelle casse del Pd in Puglia non sono da poco:
“circa 720 mila euro, e il rischio è che a finire in cassa integrazione siano i sei dipendenti amministrativi. Un rosso, a cui vanno sommati i 135 mila euro di scoperto del Pd Lecce per spese di campagna elettorale”.
Scoperto raggiunto perché:
“È evidente che il finanziamento al partito si è fermato a livello regionale, e qualche eletto locale ha speso senza poi restituire”. I consiglieri regionali avrebbero l’obbligo di versare alla propria segreteria 500 euro mensili, che salgono a 700 per gli assessori, ma all’appello mancano 447 mila euro, oltre ai 267 mila non versati dai deputati. Non certo quel che si dice solidarietà di partito.
