
ROMA – Tiziana Pittau è la “non senatrice” del Movimento 5 Stelle. Non senatrice perché, chiamata a sostituire la senatrice Giovanna Mangili, è stata accantonata quando quest’ultima è tornata sui propri passi. Ma ora Tiziana Pittau vuole l’indennità per quei due mesi di lavoro a Palazzo Madama. La storia la racconta Marco Bresolin su La Stampa.
La storia è semplice: a marzo Giovanna Mangili, appena eletta senatrice in Lombardia, decide di dimettersi. Ufficialmente per “motivi personali”, ma qualche maligno ipotizza che ci siano “dissidi ideologici”. Fatto sta che il suo posto viene preso da Tiziana Pittau, prima dei non eletti in Lombardia.
Ma il Senato vota due volte per decidere se accettare le dimissioni della Mangili: e per due volte le dimissioni vengono respinte. Allora (e siamo a maggio) Mangili decide di rinunciare alle dimissioni: torna a fare la senatrice.
Di conseguenza, Tiziana resta fuori. Solo che nessuno le spiega cosa ne sarà di lei. E lei chiede, riporta Brusolin
“che mi venga restituita la dignità di normale cittadina”. E poi, magari, anche “l’indennità da parlamentare e il rimborso delle spese sostenute”. Gli scontrini sono pronti, ma da Vito Crimi in giù i suoi non-colleghi del Movimento fanno orecchie da mercanti.
“Sono stata estromessa dai processi decisionali, ma nessuno si è preso la briga di definire la mia situazione”
