Toghe e Br. Feltri difende Lassini: “Il Pdl caccia l’unico innocente patentato”

MILANO –  Il solo di un certo peso a destra che abbia preso le difese di Roberto Lassini è stato Vittorio Feltri nel suo editoriale su Libero di mercoledì 20 aprile. “Il Pdl caccia l’unico innocente patentato”.

Seguiamo il ragionamento di Feltri. Lassini, almeno lui, la faccia ce l’ha messa: va bene, associare i magistrati ai brigatisti rossi è stata una goliardata di cattivo gusto, uno scivolone semantico. Ma Roberto Lassini, di fatto, è l’unico nel Pdl con le carte in regola per demolire senza complessi la falsa retorica delle toghe, rosse o a pois che siano. Lui, il Lassini, s’è fatto quasi due mesi di galera nel 1993, per un rivolo del mare magnum di Tangentopoli, quando era sindaco di Turbigo. Per poi essere prosciolto da ogni accusa dopo averlo tenuto 5 anni sulla graticola. Lo hanno risarcito con 5 mila euro, roba che non ci ha pagato nemmeno le spese di cancelleria dell’avvocato. 5 mila euro e tanti saluti, mentre la Procura non ha provato neanche un misero ricorso. Potrà essere ancora un po’ avvelenato per questa storia?

Feltri non risparmia gli esponenti della destra e attacca il presidente del Senato Schifani (fa a gara con i suoi pari grado istituzionali nel metterlo in croce); nonché la Moratti: buona quella, addirittura propone un aut-aut, non fatemelo più vedere, siamo incompatibili.

Incompatibile? Quindi non è più vero che la linea di partito la detta il segretario (o il presidente per acclamazione permanente, fa lo stesso).

Lassini si è limitato a seguire la linea del partito: ha solo impiegato un po’ di fantasia, un po’ di photoshop e ha fatto spalmare un po’ di colla sui muri di Milano per appiccicare qualche manifesto. Parole e musica, quelle sono di Berlusconi, o no? “Innocente patentato” in effetti è un titolo azzeccato: “innocente” quando si fece ingiustamente la galera, “innocente” adesso, quando infischiandosene del politically correct, ha il coraggio di dire ciò che tutti segretamente pensano. Per dire, un Giuliano Ferrara può affermare a Rete 1 alle 20, 30, e non scrivendo tazebao sui muri della città, che c’è in atto un “un insieme di comportamenti eversivi dello stato di diritto” da parte dei magistrati.

Isolato nel partito, invitato senza complimenti a cambiare aria, sarebbe bello che il prode Lassini vuotasse, come ha minacciato, finalmente il sacco. Sapremmo chi ha offerto copertura finanziaria per l’impresa dei manifesti, conosceremmo finalmente il titolare del copyright di “Toghe=BR”, potrebbe diventare un marchio registrato, chissà. Oppure, il “tristo sacco”  di Lassini contiene ciò di cui già parlava Dante. Attenzione agli schizzi.

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Warsamé Dini Casali