Blitz degli anarchici, a Torino, nella sede del comitato elettorale di Mercedes Bresso. Un gruppo di antagonisti ha reagito agli sgomberi delle case occupate – ben tre questa settimana – facendo irruzione nell’ufficio della presidente uscente della Regione Piemonte e candidata del centrosinistra alle regionali di marzo.
Quattordici persone sono state denunciate dalla polizia, intervenuta sul posto. Tra loro spiccano alcuni noti esponenti dell’area anarco-insurrezionalista. L’episodio all’ora di pranzo, in pieno centro storico, a due passi dal Comune accusato dagli anarchici di avere ordinato gli sgomberi.
Dal 25 al 29 gennaio “cadono”, uno dopo l’altro, il Velena Squat, la Boccia e l’Ostile e gli anarchici decidono di esprimere il proprio dissenso imbrattando i muri del comitato elettorale della Bresso. Spray alla mano, e con il volto coperto da sciarpe e cappucci, una trentina di giovani si presenta in via Palazzo di Città.
«Fascisti», «Merde», «Tolte le case prendiamo le strade» sono alcune delle scritte con cui sporcano le vetrine dell’ufficio e i manifesti elettorali della Bresso. Alcuni militanti del partito reagiscono e gli anarchici si barricano all’interno della sede, accusando il servizio d’ordine del Pd di averli aggrediti.
Due di loro mostrano ferite al capo procurate, è la loro versione dei fatti, da alcune manganellate. Solo l’intervento della polizia riporta la calma e, dopo una lunga trattativa, riesce a “liberare” l’ufficio elettorale.
I protagonisti del raid vengono accompagnati in questura. Alcuni di loro sono noti alle forze dell’ordine per aver partecipato, nei mesi scorsi a diverse azioni dimostrative, tra cui il lancio di letame nel rinomato ristorante torinese Il Cambio, nel marzo dello scorso anno.
Sottoposto a sorveglianza speciale, ad uno di loro nello scorso dicembre la misura era stata revocata dalla Corte d’Appello. Una decisione, quest’ultima, contro cui la Procura generale ha presentato ricorso in Cassazione.
«Gli episodi inquietanti di questa campagna elettorale sono già tanti – ha commentato Mercedes Bresso, che oggi era a Bruxelles – auspico che la situazione torni presto alla calma e al confronto nel merito delle questioni». «Il confronto deve avvenire su toni civili – aggiunge il segretario del Pd, Gianfranco Morgando – anche sui temi più delicati e con i gruppi sociali più complessi».
E mentre il mondo politico, da destra e da sinistra, si mobilitava per esprimere solidarietà alla Bresso e condannare l’episodio, venivano infrante le vetrine della sede del Pd di via Cervino, nel quartiere di Barriera di Milano. Il gesto non è stato rivendicato ma, secondo quanto si apprende, potrebbe rientrare nella protesta anarchica per lo sgombero dei centri sociali.
«Meno male che si chiama Partito democratico – ribattono gli antagonisti – siamo stati aggrediti dal servizio d’ordine e picchiati con un manganello». Invitati dalla Digos a denunciare l’accaduto, però, gli anarchici non hanno sporto querela.
