“Per colpa di Berlusconi non so più chi sono”. Il giornalista Marco Travaglio lo rivela in un’intervista a Gq, raccontando come si vive tra crisi d’identità e centinaia di processi a carico, tra minacce di morte e lettere anonime.
“In Italia i toni sono esacerbati – dice Travaglio – ma Berlusconi ha fatto una cosa ancora peggiore: è riuscito ad annullare, nella percezione collettiva, tutte le figure terze, cioé super partes, e a trascinarle in questo giochino ‘destra o sinistra’, per cui io, che non sono di sinistra, grazie a lui vengo individuato come ‘uno di sinistra’ e ho delle crisi di identità”.
Sulle continue denunce che riceve, Travaglio commenta: “All’inizio ti spaventi, poi ci fai l’abitudine. La prima volta che Berlusconi mi ha chiesto 20 milioni di euro mi sono spaventato, poi mi sono detto ‘Tanto non ce li ho. Da quando faccio il giornalista ho ricevuto circa 250 denunce, tra penali e civili. 50 ancora aperte: delle restanti 200 ho vinto tutte le cause penali tranne un paio di condanne non definitive. Delle cause civili, ne ho perse tre o quattro, nel qual caso ho pagato. Sono orgoglioso, perché le cause perse non riguardavano notizie false ma ‘giudizi eccessivi’ oppure errori fortuiti: nessuno potrà dire che ho mai detto il falso”.
Il giornalista pensa poi che le sue telefonate siano intercettate: “Illegalmente ma le intercettano. Si scoprirebbe che mi incazzo molto e dico un sacco di parolacce. E che parlo con troppa frequenza con Peter Gomez. Qualcuno penserà che siamo fidanzati”.
Sulle minacce ricevute: “E’ possibile che io sia un incosciente, però non ho mai avvertito pericoli per la mia vita. Ricevo spesso lettere con minacce di morte, ma non mi piace fare ogni volta un comunicato Ansa, come fanno altri”.
Travaglio fa poi una lista dei politici che stima: “Tanti. Anche se non contano quasi niente. Stimo Di Pietro, per l’opposizione che fa. Rosy Bindi, Debora Serracchiani, Furio Colombo, Nando Dalla Chiesa, Giorgia Meloni, Fabio Granata, e poi Bruno Tabacci, lo stesso Fini, se mettesse su un po’ di palle, dopo quindici anni di anticamera e, con qualche riserva, Nichi Vendola”.