Tremonti, un apache nel forte. Il Pdl prova a “stanarlo”

Giulio Tremonti

ROMA – Asserragliato nel fortino di via XX settembre, il ministro dell’Economia Tremonti sta limando in gran segreto la manovra finanziaria, che qualcuno della sua maggioranza ha già provveduto a qualificare da manicomio. Il deputato Crosetto ha invocato infatti  uno psichiatra, la domenica. Il lunedì chiarisce che il titolare del Tesoro non può ritenersi un dio e ignorare qualsiasi confronto, eludere le richieste, snobbare gli alleati. Non è  solo Crosetto. Il senatore Pino Firrarello, svela il retropensiero politico di molti colleghi del Pdl: “Tremonti presenta una manovra per fare cadere il governo e presiederne uno tecnico. Le lobby di petrolio e delle banche non si toccano. Le sue sono proposte indecenti”. Testuale. Dai vecchi amici del ministro, i leghisti, per ora nessuna parola di aiuto o solidarietà. Si son riuniti a Via Bellerio per preparare il decisivo consiglio dei ministri di giovedì 30 giugno: bocche cucite, solo sull’innalzamento dell’età pensionabile per le donne.

Per ora Tremonti ha incassato un solo sì preventivo, sulla fiducia diciamo così, della Marcegaglia sulla riforma fiscale, che Confindustria giudica positivamente. Secondo gli avversari dell’opposizione il nodo è tutto nell’incompatibilità di fatto tra Berlusconi e Tremonti. Chiaro. Cioè Tremonti è responsabile, il premier non lo è affatto. Entrambi sono colpevoli, però. “In queste ore il vero oggetto della discussione tra i leader di Pdl e Lega è l’imboscata nei confronti di Tremonti. Non ci meraviglieremmo se giovedì anziche’ il varo della manovra dal Consiglio dei Ministro uscisse fuori il nome del nuovo ministro dell’Economia”. Il vaticinio è di Francesco Boccia, coordinatore delle commissioni Economiche del Gruppo Pd.

Mentre gli alleati provano a stanarlo (“chiami 20 volte al giorno il suo capogabinetto, mai che rispondesse una volta”), mentre Berlusconi ventriloquo agita qualche pupazzo per metterlo sul chi va là, il premio di rendimento pagato dai Btp decennali vola a un nuovo record storico rispetto al corrispettivo bund tedesco. Contemporaneamente virano in deciso rialzo i costi nella prima asta di titoli del Tesoro dopo l’annuncio di Moody’s su un possibile declassamento delle banche italiane. La forbice tra i Btp e il bund si e’ allargata a 223 punti base, segnando un nuovo massimo storico dall’introduzione dell’euro nel 1999, e guadagnando ben nove punti rispetto al record di venerdi’ scorso. Solo nel pomeriggio il differenziale di rendimento e’ sceso intorno ai 210 punti, in seguito ”a un flusso di acquisti da parte di investitori istituzionali domestici”, ha spiegato un operatore di Piazza Affari. La Marcegaglia, calcolatrice alla mano, ha offerto un quadro più che allarmante: “Con il nostro debito pubblico ogni cento punti base a regime si traducono in 16 miliardi di euro in piu’ di deficit”. E, infatti, la forbice tra i Btp e il bund (il famigerato spread) si è allargata a 223 punti base, segnando un nuovo massimo storico dall’introduzione dell’euro nel 1999, e guadagnando ben nove punti rispetto al record di venerdi’ scorso. Solo nel pomeriggio il differenziale di rendimento è’ sceso intorno ai 210 punti, in seguito ”a un flusso di acquisti da parte di investitori istituzionali domestici”, ha spiegato un operatore di Piazza Affari.

Ciò che è trapelato sulla manovra è abbastanza per scomodare qualcuno verso enfatiche aggettivazioni come, epocale, rivoluzionaria ecc.. Quello che è sicuro è che il fronte dei nemici, politici, corporativi, di casta è super affollato. E che l’obiettivo è centrare il pareggio di bilancio nel 2014. Riepiloghiamo i principali punti su cui si stanno concentrando gli indaffaratissimi, e muti, funzionari del Tesoro. Si tratta di ipotesi, voci più pressanti di altre, mezze conferme.

DONNE IN PENSIONE A 65 ANNI E COLLABORATORI: Aumento dei contributi al 33% per i collaboratori e intervento sull’età di pensionamento di vecchiaia delle donne nel settore privato (portandola gradualmente a 65 anni). Questa misura porterebbe circa 1 miliardo l’anno.

PENSIONI D’ORO: Possibile un prelievo su quelle che superano di 8 volte il minimo.

BONUS FIGLI: Dall’accorpamento delle attuali detrazioni arriverebbe un contributo unico per i figli. Un primo passo verso l’introduzione del quoziente familiare.

FISCO A 3 ALIQUOTE: Tre aliquote Irpef – al 20, 30 e 40% – e innalzamento dell’Iva di un punto per le aliquote piu’ alte (10 e 20%). Viene anche prevista l’abolizione dell’Irap a partire dal 2014.

SOLO 5 IMPOSTE: Il nuovo sistema fiscale si baserebbe su solo 5 imposte: Irpef, Ires, Iva, Imu e Irap (che scompare dal 2014).

ICE SOPPRESSO: Soppressione dell’Ice, l’Istituto per il commercio estero. Inizialmente si parlava di un accorpamento con l’Enit.

STUDI DI SETTORE: Proroga a dicembre per gli studi di settore.

MENO AUTO BLU, STOP VITALIZI, ELECTION DAY: La bozza che circola (leggi qui) prevede auto blu con cilindrata al massimo 1600 cc, un’unica giornata elettorale per referendum ed elezioni (l’Election day che avrebbe fatto risparmiare circa 500 milioni), ministri senza voli di Stato. Niente telefono, ufficio o auto di servizio per che scade da incarico pubblico. E neanche pensione o vitalizio. E’ escluso il Presidente della Repubblica. Si tagliano anche le dotazioni finanziarie a Senato Camera e organi costituzionali. Ma anche autorita’ indipendenti. Tagli in arrivo anche ai finanziamenti ai partiti.

PROCESSI CIVILI: si punta a sfoltire l’enorme arretrato dei processi civili prima della riforma complessiva del settore.

RISORSE DA SANITA’: Si potrebbero risparmiare dai 5 ai 10 miliardi. Risorse arriverebbero con il federalismo e il passaggio ai costi standard. Ma dal 2013. E lo stesso principio dei costi standard varrebbe per i ministeri. Giro di vite sulla spesa farmaceutica.

RENDITE FINANZIARIE TASSA AL 20%: armonizzare la tassazione sulle rendite finanziarie portandola al 20% dal 2012 (titoli di Stato esclusi). Tassa sulle transazioni finanziarie.

CONGELAMENTO PER IMPIEGO PUBBLICO: Possibile, nuovo, congelamento per gli stipendi pubblici. Taglio del 5% per gli stipendi oltre i 70.000 euro. Blocco del turn over.

TAGLI AI MINISTERI: Arriverebbero circa 5-6 miliardi grazie all’adozione del principio dei costi standard.

TAGLI A COMUNI: la razionalizzazione dei trasferimenti varrebbe circa 3 miliardi. Si alleggerisce il Patto di Stabilità per i più virtuosi.

TAGLIO A FAS: Si attingerebbe nuovamente al Fondo per le aree sottosviluppate per 2,5 miliardi.

GRANDI OPERE: Si riprogrammano i fondi Cipe per quelle non ancora realizzate.

GIOCHI: Si potrà puntare il resto del supermercato. Fino ad un massimo di 5 euro.

Si parla anche della privatizzazione di alcuni enti. Nel mirino la Croce Rossa Italiana. Proprio a difesa dei lavoratori della Cri domani (martedì 28 giugno) i sindacati di base manifesteranno a Roma. Sul piede di guerra anche i medici dell’Anaoo Assomed: ”Respingere l’ennesima minaccia alla sopravvivenza del Servizio sanitario nazionale ed al lavoro dei suoi dirigenti che garantisce il diritto alla salute dei cittadini”. Proteste in vista anche per le ipotesi di tagli al Sud: ”Se il Fas fosse tagliato del 10%, ci troveremmo dinanzi ad un colpo mortale sferrato contro la gia’ fragile economia meridionale”, afferma Arturo Iannaccone, segretario nazionale di Noi Sud.

Se venissero confermate le indiscrezioni, ”i risparmi medi di imposta per le due tipologie di famiglia piu’ diffuse nel Paese oscilleranno tra i 435 e i 573 euro”, ha calcolato la Cgia di Mestre. Verso anche la conferma per l’aliquota al 20% per le rendite (fatta eccezione per i titoli di Stato) già dal 2012. Sulle pensioni, per gli industriali ”bisogna seguire gli altri Paesi europei”. Per la prossima manovra ”il rigore è obbligatorio”, ha detto l’amministratore delegato Eni Paolo Scaroni. ”Ogni giorno – ha aggiunto – guardo gli andamenti in Europa, e negli ultimi tempi abbiamo visto qualche piccolo scricchiolio che non ci e’ piaciuto. Il rigore e’ indispensabile”.

Per ora molte delle riforme assomigliano ad annunci, dichiarazioni d’intenti, indicazioni di percorso, al massimo. Ma la resistenza è già agguerrita. Ne vedremo delle belle, soprattutto sui tagli ai costi della politica. L’ineffabile Crosetto ha già detto che lui, alto 2 metri, gira in Smart. Enorme sacrificio: quello che, secondo lui, non fa Tremonti. Taglia su tutti i ministeri tranne il suo. Vedremo chi vincerà la partita, il ciarliero Crosetto (portavoce in pectore dei pensieri incofessabili) o il tetragono Tremonti. Quanto all’Italia lo sapremo nel 2014.

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Warsamé Dini Casali