ROMA, 8 OTT – Il condono frenerebbe il piano del governo sulla lotta all’evasione e alla fine l’Italia si troverebbe con un deficit maggiore. E’ quanto afferma il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti in uno dei passaggi di una lunga intervista con l’Avvenire.
”Vorrebbe dire – afferma il ministro parlando del condono la cui ipotesi e’ stata smentita ieri anche da Palazzo Chigi – frenare sul nascere il progetto di contrasto all’evasione, sarebbe un togliere forza al nostro vero obiettivo. Finora le entrate da lotta all’evasione fiscale e contributiva sono servite sistematicamente per finanziare la spesa pubblica: sanità, pensioni, assistenza…Il condono minaccia però l’afflusso di queste entrate negli anni a venire, che finirebbero per cancellarsi. E, così facendo, alla fine ci troveremmo con un maggior deficit”.
Tremonti fornisce anche le cifre dei risultati della lotta all’evasione. ”Guardi – dice all’intervistatore – nel 2010 sono stati recuperati 25 miliardi, in termini di cassa. E’ un dato oggettivo, ed è una cifra colossale”.
Il ministro parla poi del segreto bancario: “Abbiamo stabilito che scompare sul serio e, in pratica, nessuno se ne è ancora accorto, nessuno l’ha notato, nessuno l’ha sottolineato con la giusta rilevanza”.
A proposito della lotta all’evasione Tremonti spiega spiegando che “non basta più reprimere d’autorità; la vera scommessa forse la vera sfida è prevenire l’evasione fiscale facendo leva sulla convenienza a non rischiare e soprattutto sulla coscienza del dovere di pagare”.
Tremonti spiega così che il tavolo della lotta all’evasione fiscale che ora poggia su due gambe (l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza) dovrà averne invece quattro, utilizzando anche le banche e gli enti locali. “Dobbiamo usare di più le banche i comuni: abbiamo cioè deciso di coinvolgere i Comuni nel controllo del territorio anche per questo aspetto vitale. E soprattutto di usare meglio i dati degli istituti di credito e di ridurre davvero il segreto bancario come succede nel resto d’Europa”.
Il nodo dell’evasione poggia nella storia. Tremonti mostra una relazione del 1945 del professore Antonio Pesenti sul tema, dal titolo “ricostruire dalle rovine” e concorda con il cardinale Angelo Bagnasco. “Ha ragione – dice – le cifre sono enormi. Anche se è vero che negli ultimi anni l’azione di contrasto è stata più decisa”. L’uso dei dati bancari sarà comunque graduale. “Nessuno ha in mente traumatiche azioni di polizia tributaria. La sfida è aprire una fase di presa di coscienza”. “Per questo – spiega – bisogna muoversi con gradualità. Se il progetto verrà realizzato con prudenza ed equilibrio, e io spero che sia così, darà risultati importanti; se dovessimo fare l’errore di spingere troppo sull’acceleratore, rischieremmo di uccidere il progetto prima che parta. Di trasformarlo di fatto in un boomerang”.
Ci sono poi i comuni, che serviranno a coprire l’attuale “sfasatura tra il luogo dove si produce il reddito e quello dove lo si accerta” che ha compromesso l’efficacia dell’azione di controllo. “Il Tesoro è pronto a garantire ai Comuni ogni supporto”, spiega Tremonti. “Parte dei soldi della lotta all’evasione – afferma il ministro – finiranno proprio nelle casse comunali. Chi non si attiva, non prende nulla. Per contro, proprio i necessari tagli ai Comuni serviranno anche a questo: a spingerli ad attivarsi anche loro nel contrasto all’evasione fiscale”.