ROMA – Spiato, pedinato e controllato: fino a pochi giorni fa il pensiero più grande del ministro Giulio Tremonti era, insieme all’affaire della casa “condivisa” con Marco Milanese, quella di essere stato forse seguito. Adesso il titolare dell’Economia ha deciso di fare retromarcia davanti ai magistrati romani: “Non c’è nessuno spionaggio non ho mai detto di sentirmi spiato. Si è trattato di una forzatura giornalistica”.
Tremonti sarebbe stato ascoltato in gran segreto venerdì 29 luglio alla Procura di Roma, a riceverlo c’era il procuratore capo Giovanni Ferrara, e le sue parole sono finite sulle pagine del quotidiano La Stampa, del Sole 24 ore e del Fatto quotidiano.
Alla fine dell’incontro il ministro avrebbe anche regalato al capo dei pm romani un suo libro del 1997, «Lo Stato criminogeno». Ad alzare il polverone sul ministro “spiato” era stato lo stesso Tremonti in un’intervista a Repubblica del 29 luglio: “Lo riconosco. Ho fatto una stupidata. E di questo mi rammarico e mi assumo tutte le responsabilità. Ma in quella casa non ci sono andato per banale leggerezza. Il fatto è che prima ero in caserma ma non mi sentivo più tranquillo. Nel mio lavoro ero spiato, controllato, pedinato. Per questo ho accettato l’offerta di Milanese…”.
Eppure 16 dicembre del 2010, il ministro aveva parlato per la prima volta ai pm napoletani, ma senza raccontare nulla delle sue paure. Il 17 giugno,davanti ai magistrati Henry John Woodcock e Francesco Curcio era tornato a dare la sua versione sulla vicenda della casa in via di campo Marzio, ma non dicendo ancora niente riguardo alla sensazione di essere spiato.
Il 13 giugno, quindi quattro giorni prima, sarebbe stato Marco Milanese, a riferire che “il ministro aveva la percezione di essere seguito”.
Nell’intervista di luglio Tremonti aveva spiegato di aver deciso di lasciare la caserma delle Fiamme Gialle dove era solito alloggiare a Roma per trasferirsi come ospite nell’appartamento di 200 metri quadri in via di Campo Marzio 24, che gli aveva procurato l’ex consigliere politico e deputato del Pdl, Marco Milanese,sotto inchiesta sia a Roma che a Napoli con l’accusa di corruzione e finanziamento illecito ai partiti.
Come ricostruisce La Stampa “interrogato dai pm di Napoli, Milanese – sul quale pende alla Camera una richiesta di autorizzazione all’arresto – ha dichiarato che era lui stesso a occuparsi di pagare gli 8.500 euro di affitto mensile dell’appartamento occupato dal ministro. Dichiarazioni contraddette tuttavia da un altro indagato, l’imprenditore Tommaso Di Lernia, inquisito anche a Roma per gli appalti dell’Enav. Interrogato dal gip, Di Lernia ha detto di avere saputo dall’ex consulente esterno di Finmeccanica, Lorenzo Cola, anche lui indagato, che l’appartamento veniva pagato da Angelo Proietti, titolare della Edil Ars, società che si è aggiudicata numerosi appalti proprio dalla Sogei, controllata dal ministero dell’Ec o snomia. «Cola mi disse – ha raccontato Di Lernia – che Proietti era il soggetto che Milanese gli aveva descritto come “il tipo che mi dà 10mila euro al mese per pagare l’affitto a Tremonti”»”.