
ROMA – Un funzionario del Ministero dei Beni culturali, Ugo Baistrocchi, ha preso posizione contro la politica che si fa in Italia sulla cultura, contro i pasticci che si perpetrano nel Ministero dei Beni culturali, contro le oscure manovre che fanno sparire da una legge un impegno del Governo.
Così scrivendo ha anche messo in mora il suo stesso ministro, Dario Franceschini, cui si è rivolto con nome e cognome dalla pagina delle lettere di Repubblica di domenica 17 agosto.
Le cose che scrive Ugo Baistrocchi, che si firma funzionario Mibact — Roma ed è qualificato su Linkedin come
“funzionario presso MiBAC Direzione generale per il Cinema”
sono sacrosante. Colpisce solo la scelta del mezzo, un giornale, segno evidente di un deficit di comunicazione all’interno di un Ministero dei più emblematici della inadeguatezza della burocrazia in Italia.
Il titolo che la redazione di Repubblica ha posto sopra la lettera di Ugo Baistrocchi è efficace:
“Cultura, meno manager dei Pampers e più cittadini”.
Il testo della lettera colpisce:
“Il ministro Franceschini vuole raddoppiare la spesa per la Cultura. Bene! Ma per fare cosa? Sono già ora centinaia i milioni di fondi per la Cultura (e non solo) che giacciono inutilizzati senza programmi e senza obiettivi.
Non intende nominare manager della Coca-Cola. Benissimo!
Ma due anni fa l’allora capo di gabinetto del Mibact annunciava il nome del nuovo dirigente della Prosa prima ancora che fosse scaduto il termine di presentazione delle domande da parte dei dirigenti interessati.
Quest’anno il copione è lo stesso e nelle stanze della Prosa si aggira da tempo un manager dei Pampers, già accreditato come dirigente, anche se i termini delle domande, ovviamente da presentare ad agosto, non sono ancora scaduti.
Finché non ci sarà un ricambio non semplicemente generazionale, che ricorda tanto i tagli orizzontali, ma una rotazione dei dirigenti che metta da parte quelli di nomina politica, che garantisca la diversità culturale anche dei vertici ministeriali e prevenga la corruzione, si potranno anche decuplicare le risorse ma moltiplicare solo gli sprechi.
Il ministro deve avere più coraggio e coinvolgere i comproprietari del patrimonio Italia. Faccia pubblicare obiettivi e risorse di ogni ufficio e museo, aggiornando continuamente lo stato delle spese.
Saranno i cittadini stessi a pungolare il ministro e i suoi manager, anche quelli della Pampers.
Franceschini prende ad esempio il Louvre. Ma perché, benché italiano, ho potuto essere uno dei 6.700 mecenati che hanno contribuito con il crowdfunding al restauro della Vittoria di Samotracia del Louvre e, invece, nella versione definitivamente approvata del decreto Art bonus il crowdfunding non c’è più?
La cultura in Italia potrà funzionare solo se verranno coinvolti tutti coloro (anche pensionati) che la possiedono, la producono, la vivono e ne sono partecipi ogni giorno”.
Notare, sui pensionati, la punzecchiatura al ministro Franceschini, distintosi in pochi mesi per una gaffe sensazionale (promettere, pare senza mantenerla, una causa milionaria a una fabbrica americana di fucili per avere usato la foto del David di Michelangelo per una pubblicità) e per avere annunciato la fine degli sconti o esenzioni nei musei per i pensionati, con una motivazione tanto patetica quanto pretestuosa.
