Occhi puntati sul consiglio di amministrazione straordinario di domani 13 aprile di Unicredit chiamato a dare il via libera formale alla banca unica e al “country chairman” per l’Italia. Il piano di riassetto, denominato One4C, dopo l’impasse di metà marzo dettata dai dubbi dei grandi soci sul potere, giudicato eccessivo, dell’amministratore delegato Alessandro Profumo, viaggia verso lo “sprint” finale.
Definito il ruolo e le funzioni del country chairman negli incontri al vertice che si sono tenuti nelle ultime settimane, rimane aperto il totonomine su chi avrà la responsabilità delle attività italiane così come già avviene in Germania (Theodor Weimer), in Austria (Willibald Cernko) e in Polonia (Alicja Kornasiewicz).
E non è detto che la scelta venga fatta domani. A Piazza Cordusio si terrà, prima del Cda, una riunione del comitato strategico, la quarta in un mese, e sarebbe convocato anche il comitato nomine. Sul tavolo restano i nominativi dei top manager del gruppo circolati nei giorni scorsi. Tra i nomi in lizza ci sono quelli di Gabriele Piccini, responsabile Retail Italy Network e amministratore delegato di Unicredit Banca e di un altro ‘tecnico’, Piergiorgio Peluso, responsabile Corporate investment banking Network Italia.
E’ stato fatto poi il nome di Federico Ghizzoni, che vanta una carriera all’estero, e attualmente è responsabile del Central and Eastern Europe business. Tra i vice di Profumo sono stati indicati come papabili Sergio Ermotti (corporate) e Paolo Fiorentino (global banking services), ma i nomi non paiono essere più nella rosa.
Il progetto ‘Insieme per i Clienti’ varato lo scorso novembre, nelle linee guida prevede di semplificare l’organizzazione del gruppo attraverso l’accorpamento nella holding delle cinque banche controllate: Unicredit Banca (retail con sede a Bologna), Unicredit Banca di Roma, Banco di Sicilia, Unicredit Private Banking (a Torino) e Unicredit Corporate Banking (Verona). Per il primo novembre è prevista l’operatività vera e propria, in coincidenza con la scadenza dei patti parasociali che Unicredit (oggi in Borsa +2,26% a 2,26 euro) ha ereditato quando ha acquistato Capitalia, e con essa il Banco di Sicilia.