Caso Unipol, Ghedini chiede al governo di mandare gli ispettori in procura

Niccolò Ghedini

Bisogna mandare gli ispettori alla Procura di Milano per vedere se non sia il caso di avviare un’azione disciplinare contro il sostituto procuratore della Repubblica Massimo Meroni.

A chiederlo è il legale del premier e deputato del Pdl Niccolò Ghedini in un’interrogazione di 8 pagine presentata al ministro della Giustizia Angelino Alfano nella quale parla anche di “comportamenti inqualificabili” da parte del Pm.

Meroni, si legge nell’interrogazione, è il magistrato che ha convocato in Procura Ghedini per poterlo ascoltare, in qualità di persona informata dei fatti, sulla vicenda Unipol-Consorte. Ed è lo stesso magistrato che qualche giorno fa aveva chiesto alla Giunta della Camera di poter disporre l’accompagnamento coatto nei confronti di Ghedini proprio perché quest’ultimo, convocato in Procura, non si era presentato.

Nell’interrogazione, che, oltre a quella di Ghedini, porta le firme anche del capogruppo Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto e del capogruppo Pdl in commissione Giustizia di Montecitorio Enrico Costa, si accusa il magistrato di appartenere “notoriamente” ad “una precisa area politica”. E a questo proposito si ricorda il fatto di come il Pm Meroni abbia firmato “un durissimo documento contro le leggi del governo Berlusconi del periodo 2001-2006”. Elemento questo che, a detta degli interroganti, aiuterebbe a capire “quale sia lo stato d’animo” con il quale il magistrato “sta agendo nei confronti dell’avvocato Ghedini”.

Nelle 8 pagine di interrogazione si ricorda quindi l’intera vicenda che riguarda la famosa bobina con la conversazione tra Piero Fassino e il numero uno di Unipol Giovanni Consorte che sarebbe stata consegnata dall’ingegner Raffaelli e da Fabrizio Favata a casa Berlusconi nel Natale del 2005. Pochi giorni prima della sua pubblicazione su “Il Giornale”. E gli interroganti ripercorrono anche tutte le varie fasi del tentativo del Pm di ascoltare Ghedini visto che, secondo le ricostruzioni apparse sui giornali, al momento dell’incontro in casa del premier, sarebbe stato presente anche lui insieme al fratello del Cavaliere Paolo Berlusconi.

L’accusa che i deputati del Pdl muovono al sostituto procuratore di Milano è che, citando Ghedini come teste, pur essendo quest’ultimo difensore dei due fratelli Berlusconi, si punterebbe ad “inibire” all’avvocato di Padova “l’esercizio del suo mandato” di legale nei confronti dei suoi assistiti. Secondo quanto sostiene Ghedini, infatti, “nell’ambito dello stesso procedimento colui che assume la qualifica di testimone non può assumere la veste di difensore”. La decisione di Meroni di citare comunque Ghedini e il suo collaboratore Piersilvio Cipollotti “sembrerebbe” dunque “connotata da intenti politici”. Ma “un apparente intento persecutorio”, si legge nel documento, trasparirebbe anche dal fatto che il magistrato “in modo assolutamente inusuale” ha prospettato la possibilità di un accompagnamento coatto in Procura di Ghedini chiedendo per questo l’autorizzazione alla Giunta della Camera. Tale decisione, afferma il diretto interessato, “appare inaccettabile” nei confronti di un difensore che comunque aveva lasciato al Pm “tutte le delucidazioni che il codice e la deontologia gli consentivano”, oltre ai suoi recapiti telefonici privati. Quindi da parte del magistrato, si osserva, ci sarebbe “l’intento di creare un caso politico” con il coinvolgimento della Camera e “l’inevitabile strepito mediatico” che ne è derivato e che ha causato un “danno all’ immagine” di Ghedini.

Sorge così l’impressione, aggiungono, che in realtà il Pm “stia surrettiziamente tentando di acquisire elementi da un difensore per costruire una tesi accusatoria”. Dopo aver assicurato di aver sempre presentato tutta la documentazione necessaria a giustificare il fatto di non essersi presentato in Procura ogni volta che è stato convocato (ad eccezione di esami clinici che per motivi di privacy non ha inoltrato visto che dalla Procura erano state frequenti le fughe di notizie), Ghedini definisce l’iniziativa del Pm milanese “un gravissimo episodio che ha anche chiaramente connotazioni politiche”. Mentre la richiesta di accompagnamento coatto viene definita “un comportamento davvero inqualificabile”. Per tutte queste ragioni Ghedini, Cicchitto e Costa chiedono al Guardasigilli se non intenda avviare “iniziative ispettive anche ai fini dell’eventuale promozione dell’azione disciplinare”.

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